mercoledì 10 settembre 2008

moving...

god should have tried harder



E ora sono in missione qui

martedì 2 settembre 2008

this is the end, my friend

Circa sette mesi oltralpe a spiare ed esaminare.
Conclusione:

Autorizzo l'uso strategico si superpecore e vecchiette esplosive su tutto il suolo gallo.

sabato 16 agosto 2008

A path to Ireland

Così è successo. I miei vecchi compagni di truppa sono passati a rifocillarsi qui alla base durante il loro viaggio di esplorazione verso l'Irlanda.
Lunedì sera mi sono recato in una fosca periferia cittadina a recuperarli. A gesti mi han comunicato dal finestrino del pullman che andava tutto bene, che erano riusciti a cavarsela. Ed eccoli sfilare uno a uno, in ordine sparso: Barf, Falan (sono sconvolto!), Save, Bianconiglio, Brio, Cacca, LaLelle. Baci e abbracci, ma non c'è tempo e bisogna incamminarsi verso casa, dove verranno presentati ai miei commilitoni e potranno riposarsi. Da sottolineare l'assenza di ReLeone, ripartito nel pomeriggio per l'Italia. In compenso tra noi c'è Pocket, e DAvena dorme profondamente. Intanto Brio comincia a lamentarsi delle scomodità del viaggio.
La mattina, sveglia presto: bisogna procurarsi le provviste, in particolar modo la birra, e Brio si lamenta della nottata scomoda. Barf e Brio guardano increduli le latte che riportiamo, convinti, poveri piccoli pulcini ingenui, che non sia possibile svuotarle.
Poi andiamo a cercare un posto dove procurarsi una colazione unta, ma Parigi si è accorta della nostra presenza, percui i locali in question vengono costretti a chiudere dal servizio di igiene. Tra le lamentele di Brio, ripieghiamo su panini e hotdog, prima di affrontare la lunga marcia dei campi Elisi.
Falan si innamora incondizionatamente di Starbuck's. Barf si innodiora di Starbuck's. L'opinione di Brio al riguardo varia con frequenza sconcertante, mentre si lamenta del fatto che non sia davvero caffè. Bianconiglio lascia una parte del cuore in un maxi negozio di CD, dove Brio si lamenta del fatto che i fumetti in Italia hanno meno sovracopertine.
Torniamo alla base per riempirci la pancia, con della santissima pasta. Decidiamo il da farsi per la serata. Montmartre? Villette? Qua sotto? Alla fine concludiamo "Ponte di legno" (ma solo dopo ripetutti assaggi delle birre acquistate). Ogni zaino viene svuotato per fare posto ai beveraggi. Non facciamo in tempo a giungere sul luogo che scoppia l'urgenza pipì. Risolta agevolmente dalla componente maschile del gruppo, segnerà il destino delle ragazze.
E quindi, sul ponte, cominciano ad evaporare rapidamente le birre, mentre LaLelle e Cacca pensano bene di dare fondo a qualcosa che ci era stato spacciato per rum e lo Zucchero si dedica ad una bottiglia di vodka e succo di frutta. Brio si lamenta per il freddo, e si scopre anima gemella di Stress, che non ricordo per cosa si lamentasse. Falan, invece, si innamora di LastExile per il termine telugu "pookah". E così via così via.
Decidendo di tornare, un'altra tappa agli urinatoi è d'obbligo, per cui Cacca si mette a frugare in una pozza di piscio.
Scesi dall'autobus, LastExile si perde (dichiarerà poi di avere visto delle luci che si muovevano). Quando gli faccio notare che non sta camminando dritto, risponde che è il marciapiede che va di qua e di là. Tornerà scalzo sulle rotaie del tram 3.
Davanti alla base, altre birre vengono cancellate dal computo delle cose esistenti.
Poi, l'Illuminazione: cucinerò qualcosa. Dichiaro a Brio che userò una tecnica studiata apposta per mettere in fuga i più, in maniera che i sopravvissuti ne abbiano più per loro.
Friggo, nell'ordine: 2 uova, 6 hamburger, 6 fette di pane in cassetta, salame, coppa. Falan imburra il pane. LastExile trita tutto il resto in una insalatiera. Le birre continuano imperterrite a svanire. Alle 5 del mattino siamo esattamente 6 a mangiare, e poi andare a dormire con tutta calma, dopo lo zillionesimo caffè della giornata.

Ci svegliamo con buon anticipo rispetto all'ora di pranzo, e ci apprestiamo a creare nuova pasta. La compagnia si sparge per la città. Con me DAvena e i miei sette. I nostri programmi per il pomeriggio cambiano continuamente, ritmati dalle lamentele di Brio. Alla fine si andrà a NotreDame, MontMartre e la Tour Eiffel (niente di così orribile nel raggio di parecchi chilometri). Brio e DAvena si lamentano ciascuno meno del suo solito, ma la somma dei due fa spavento. Quando la gente (tutti tranne me e Brio) ridiscende dalla torre, siamo giusto in tempo per prendere gli ultimi mezzi per tornare a casa e sbevazzare un poco. Barf, che al momento è il conducente ubriaco in Irlanda, se ne va dormire. Gli altri promettono amore eterno al narghilè di LastExile. Le ore prima della partenza sono lente, e poi faccio da guida fino al luogo della loro partenza.

La nostalgia al contrario: rimanere pesa più che partire.

giovedì 17 luglio 2008

Econo-saga

Tutto cominciò a Grenoble, Francia.
Giunta a me e ai miei compagni la conferma del fatto che saremmo stati trasferiti a Parigi, ci siamo recati, in borghese, ad un ufficio francese che ci aveva fino a quel momento finanziati, di nascosto al governo locale. Sul posto, abbiamo comunicato il nostro futuro spostamento in maniera da potere essere ancora finanziati attraverso i loro canali. "Tutto a posto", ci dicono, "abbiamo comunicato la situazione al nostro ufficio nella capitale." Questo dopo averci fatto fare un po' avanti e indietro, chiedendo ogni volta cose diverse.
"Ok, dovrebbe mandare una mail a questo indirizzo spiegando la situazione."
Risposta alla mail:
"Non sono io che devo occuparmene, ma ho inoltrato la vostra mail a chi di dovere."
Dopo essere tornati, ci han comunicato che non ne sapevano niente, così abbiamo dovuto rifare tutto.
Fatto. Bene. Basta presentarsi a Parigi, giusto? "Certo."
Così ci siamo presentati agli uffici di Parigi.
"Guardi, non ne sappiamo niente. Compili questi moduli."
Merda. Ok.
"Faccia compilare questo alla sua residenza."
Porcap...
Così si torna in residenza e si fa compilare il foglio. Qualche giorno dopo, di nuovo all'ufficio.
"Bene, tutto bene. Ha un permesso di soggiorno?"
Ma sono italiano.
"Quindi? Deve andare in prefettura e chiedere un permesso di soggiorno, come questo di quella ragazza cinese."
Guardi, mi riderebbero in faccia perchè da qualche decennio c'è al comunità europea.
"Ah. Allora mi darebbe una tessera scolastica e un certificato di sicurezza sociale?"
Sarebbe la tessera sanitaria.
"Certo."
Ce l'ho.
"Grazie. Oh, guardi, pare che abbiamo già un dosier col suo nome. Ci arriva da Grenoble."
Ma va?
"Ci serve un cerificato di identità bancaria."
Ma non ci sono i dati lì?
"Controllo. Sì. Ci serve lo stesso. E anche un foglio con su scritto che questo mese le sono stati versati almeno 400€."
Basta il cedolino del versamento.
"Eccome."
Dopo avere versato, passo da casa. Nella posta c'è un foglio inviatomi dall'ufficio di Grenoble. Apparentemente devo compilare altra roba.
Torno da quelli di Parigi.
Ecco il cedolino.
"E cosa ce ne facciamo?"
Mi avete detto di portarlo.
"No. Vogliamo un estratto conto coi trasferimenti. E un certificato di identità bancaria."
Ma siete tutti rincoglioniti?
Comunque, guardi, mi è arrivato questo.
"Sì, lo deve compilare. Ce l'ha la tessera?"
Che tessera? A me non l'avete mandata. Solo a Stress e LastExile. A me avete mandato sto foglio e a loro no, in compenso.
"Beh, ma non è possibile, senza la tessera e il foglio e un certificato di identità bancaria, noi non possiamo darvi i soldi."
Dircelo prima?
"Ritorni coi documenti a posto."
Ma la tessera dovete darmela voi.
"Non so cosa farci."
Provi a tagliuzzarsi le vene delle gambe con un coltello da prosciutto.

Rinfrancati e allietati (proprio no) da queste notizie, io, Stress, DAvena e LastExile ci incamminiamo verso la stazione del treno sotterraneo che ci dovrebbe portare ai laboratori. Soffermatevi un secondo sull'uso del condizionale, perchè il treno, pare per lavori, si ferma molto prima del dovuto, costringendoci a prendere un pullman. Ovviamente questo ci sfila davanti in tutta tranquillità, così aspettiamo un poco il successivo. La (s)comoda corsa termina in un'altra stazione, dove annusandoci attorno diffidenti saliamo su un altro treno, i cui sedili mi pare offensivo definire tali. Con tutta calma questo ci porta fino acanto ai laboratori.
Una puntata a Starbuck's è d'obbligo per potere entrare a svolgere il proprio dovere.

lunedì 14 luglio 2008

one week in paris (un po' di più, in realtà)

Così, come dicevo, ecco che la nostra piccola truppa è nella capitale galla.
Special guest Brodyuccetto, venerdì scorso sono andato ad una sorta di festival concerto. Volevo andarci per tre giorni, ma non era logisticamente possibile (biglietti esauriti, cazzo). Qualcosa ne ho raccontato qui. C'è da aggiungere che molti andavano in giro con le teste sparsamente colorate in modo approssimato e casuale. Mentre ci avvisavano che Blake ha una nuova faccia, finalmente anche DAvena è giunta tra noi, e io ho guadagnato un bicchiere.
Il sabato levarsi dalla branda è stato impegnativo, quindi poi si è speso il pomeriggio in giro a caso. Per pranzo ci siamo incontrati con la mamma di Zucchero, con il suo attuale compagno, e loro ci hanno portati in una zona piena di gallerie d'arte. Questo è il massimo che posso ricordare, anche se probabilmente qualcosa è successo, oltre al fatto che abbiamo scoperto che i musei sono gratuiti la prima domenica di ogni mese. Guarda caso, era proprio il giorno dopo...
Quindi, ecco che la domenica ci alziamo tutti ancora più presto per lanciarci in un'entusiasmante esplorazione culturale. Credo di suonare più ironico del dovuto in questo, perchè effettivamente i musei e starbuck's non mi sono dispiaciuti. Prima arte tra 800 e 900, poi gli ultimi cento anni trascorsi. Ho anche avuto modo di innamorarmi di dei robot a molla nel negozio di souvenirs. Però mi è rimasta una domanda.
Nel museo di arte moderna, c'era questa sorta di quadro. A parigi esiste un centro commerciale che si chiama Les Halles. Il quadro era una specie di scatola trasparente appesa al muro. Il titolo del quadro era: "immondizia a les halles". Vi lascio indovinare la domanda.
Poi comincia lentamente la settimana di lavoro. I giorni si trascinano con pochi sprazzi di ilarità nelle pause, anche se conosco LoSceriffo, che è nato il mio stesso giorno.
Il lunedì sera in un pub lui ed una coppia di tedeschi conosciuta in un albergo si uniscono a noi nel coro delle lamentele contro i pub e le birre locali (e soprattutto i prezzi).
Poi abbiamo provato un paio di zone diverse, giungendo alla fine alla conclusione che conviene portarci da noi le nostre derrate alcoliche, tranne in un paio di giorni alla settimana quando un paio di posti avranno dei prezzi da essere umano.
Infine, un lungo fine settimana.
Mentre le ragazze si dedicano allo shopping, trascinando con sè anche ReLeone, LastExile e LoSceriffo, io mi godo un po' di riposo, per poi spostarmi in una piccola enclave britannica a fare incetta di libri. E la sera ci troviamo invischiati nelle trame di un tizio della zona per conquistare lo Zucchero, che gioiosamente lo ignora, lasciandogli come magra consolazione il fatto che DAvena è "un po'" ubriaca.
Domenica, invece, è il momento del museo della fotografia, dove io, con abile mossa, arrivo un'ora dopo gli altri. Poi ceniamo in un posto a caso perchè Zucchero e DAvena avevano voglia di messicano, e ci spostiamo a cercare dove sarebbe questa famosa Bastiglia la cui presa fece tanto notizia ai tempi. Invece di qualche sorta di colossale mausoleo, troviamo un palco, dove una sorta di pittoresco pagliaccio ridicolo tenta di stonare qualche canzone, inventandosene la lingua e le parole. Ricordando l'addestramento, ci disperdiamo, dandoci alla fuga nel sottosuolo, per poi sbucare in una caserma dei pompieri, dove pare ci sia una festa.
Dopo un poco, comunque, ci rendiamo conto che forse da ste parti il concetto di festa potrebbe non essere lo stesso che abbiamo noi, decidendo che se dovesse capitare una situazione simile, in futuro, faremo bene attenzione a presentarci pronti (leggi: ubriachi) e armati (leggi: con altro alcool nelle borse).

giovedì 3 luglio 2008

Saltando sul cuore del nemico

La fase uno della missione in terra galla si conclude. Vi lascio alcune statistiche.

3 i barattoli di nutella da 5 chili consumati, in particolar modo da me, LastExile, Zucchero, DAvena, Stress. A questi si sommino i barattoli normali sparsi in giro. Siamo degli obesi.

23 esami dati quest'anno. Un numero imprecisato a Grenoble. 7 nell'ultima settimana di permanenza.

Incalcolabili i litri di birra svaniti dentro di noi.

1 defezione in corsa. Aggiungiamo a questa un abbandono annunciato per il prossimo anno, ed altri pensati.

3 i bull's eye con le freccette in camera mia, dal mio compleanno alla partenza.



Ora una piccola elite si trova nella capitale nemica. Io, Stress, Zucchero e LastExile siamo già qui, e a noi si uniranno ReLeone e DAvena, per raccogliere un po' di intelligence nei centri ricerca ostili. Siamo ospitati nelle camere di una caserma britannica. Ringraziamo la regina che ha accettato, a rischio di compromettere i rapporti diplomatici con la Francia, di ospitarci.
Per ora io non sono ancora operativo. Domani dovrò presentarmi per il primo briefing, e poi svolgere operazioni di routine per assicurare la nostra posizione. Dopo di che pare potrò andare ad un paio di giornate di manifestazione musicale, con special guest Brodyuccetto.

Ora l'ora tarda mi spinge a terminare questo rapporto con eccessiva rapidità e sinteticità.

Tanti saluti da ben oltre il fronte.

martedì 17 giugno 2008

URGENTE!

GALLETTI ALLO SPIEDO!!!!

(e a parte che è giugno e c'è nebbia, nient'altro da dire)

lunedì 16 giugno 2008

fine della fase uno della fase uno

Dico brevemente che oggi tutti noi ci siamo finalmente levati dalle scatole i progetti che ci avevamo rifilato qua per rivoluzionare il mondo.

comunque...

Cosa c'è da riportare ultimamente?

Un paio di settimane fa (tipo), c'è stato un concerto di Jeffrey e Jack Lewis. La maggior parte del mondo non li conosce, ma (quindi) io mi sono sentito in dovere di andarci. Con me ho cercato di trascinare più o meno tutti i miei commilitoni della caserma Ovest, che hanno prontamente risposto con una sfilza di defezioni. Alla fine eravamo io, ReLeone, Pocket e (recuperata in zona cesarini) Stress. Per sapere i dettagli della cosa cliccate qui, perchè ne ho già steso un rapporto. Il sunto è che sono commosso.

Ieri, invece, alcuni membri della compagnia, Pocket, Zucchero, OrangoMuratore, MitchDiuChennon e LastExile, sono andati a gettarsi da un ponte. Per loro fortuna un passante ha, a tutti, fatto lo scherzone di attaccargli un elastico ai piedi, e quindi saranno anche loro costretti ad affrontare le prove della prossima settimana. Per saperne di più, questa è la strada. Nonostante la loro sopravvivenza, i cinque tuffatori scopriranno presto che non avere dovutamente ringraziato Loki per avere ispirato lo scherzo e Thor per essersi ubriacato (ha cercato di fulminarli per rovinare il gioco alla divinità con-pantheonica, ma visto il suo stato li ha mancati di qualche chilometro) può avere conseguenze a lungo termine.

Per questo rapporto è tutto. Buona serata e grazie per avermi seguito. Vi lascio alle previsioni del tempo.

(edit notturno:)
ReLeone, documentandosi a fine scientifico sull'accoppiamento dei maiali, oggi ha trovato questo. A buon intenditor...

sabato 31 maggio 2008

Avventura...

Dopo parecchio, un nuovo rapporto dal fronte.

Oggi giornata per variare, votata alla fatica, per cambiare un poco dall'ultimo periodo in cui si puntava al riposo, in cui si è visto del sole, per cambiare un poco dal cazzo di tempo degli ultimi giorni, che è più quello che ci si aspetterebbe intorno a castelli scozzesi.
Sveglia all'alba delle 8 e 30, preparazione occorrente per panini (pane, provola, affettati vari) e poi in macchina tutti quanti. Ritrovo con tutta la compagnia delle nanotecnologie al luogo prefissato, dove credo nessuno sia arrivato puntuale. Poi via, per raggiungere un sito poco lontano, un 20 30 chilometri con l'asfalto sotto e fiumi straripanti intorno. Un parcheggio, poi un altro due metri più in là perchè il primo era di un albergo (bella ragione, sì?).
Finalmente tutti pronti e carichi per questa cosa che chiamano adventure park (nonostante un leggero languirino, da non confondere con voglia di qualcosa di buono). Mandiamo un paio di emissari a sondare il terreno, e questi ritornano per dire che prima delle 1330 sarà impossibile essere avventurosi: pare sia stata un'ottima ragione per insultarli un poco e rimpiangere le ore di sonno non godute.
Ci mettiamo allora in riva al lago (ve l'ho detto che c'era un lago?) a consolarci con le scarne libagioni che i nostri zaini ci hanno concesso di portarci appresso. Come ovvio e dovuto, compare un pallone; come ovvio e dovuto, il pallone finisce in acqua; come ovvio e dovuto, l'unica persona che ha una paura fottuta dell'acqua (LastExile) si appresta a prenderlo; come ovvio e dovuto, qualcuno lo spinge. Seguono circa tre ere geologiche al rallentatore in cui l'indiano grida noooooooooooooooooooo cercando di non mettere piede in acqua. Se ne torna triste e terrorizzato a guardarsi il fondo dei pantaloni che si asciuga.
Passa ancora poco che avvisto in lontananza un bar: questo vuol dire una sola cosa: BIRRA! Procedo quindi ad abbeverarmi, con DAvena che incredula si rende conto della propria età anagrafica, per poi decidere che in realtà ha solo diciotto anni (questa cosa scatena LastExile, che si lancia nella stesura della trama e dei dialoghi di un porno che la possa riguardare in veste di studentessa di liceo).

Infine ecco l'adventure park. I proprietari ci spiegano che l'idea è cercare di non morire, ci infilano in un'imbragatura e ci danno una metaforica pacca sulla spalla.
Ora vi spiego il mio problema. Immaginate questa cosa: un orso. Quest'orso indossa degli zoccoli di legno con tacco alto di 5 taglie più piccoli. Lo stesso orso, nel frattempo, cerca di ballare lo schiaccianoci (indossando, sopra gli zoccoli, le scarpette da ballerina classica e stando sulle punte). Sopra un monociclo. Se avete in mente questa immagine, vi rendete conto di quanto possa essere l'equilibrio del nostro povero Baloo. Ecco, a parte l'abbigliamento e la danza, io sono quell'orso. Questo rende camminare su una fune d'acciaio particolarmente complesso, nonostante tutti i sostegni di questo mondo. Ecco, l'adventure park consiste fondamentalmente di funi di acciaio, con attaccati in giro pezzi di legno, una barca, uno snowboard, una bici.
Inspiegabilmente riesco a restare in piedi nei percorsi bianco (incapaci), giallo (dilettanti), verde (un po' più che dilettanti ma niente di che), blu (per quelli bravi abbastanza da fare due passi di fila senza implodere). I percorsi rosso (uomini-scimmia) e nero (scimmie) li guardo, e decido che sono al di là della mia portata. Uno scroscio di pioggia gratuito in una giornata per lo più soleggiata sottolinea la mia decisione di evitarli. Intanto il resto della truppa se la cava egregiamente: Stress rotola su uno snowboard a 10 metri da terra; DAvena si avvolge una liana intorno e si esibisce nell'interpretazione di una salsiccia-yoyo; OrangoMuratore (che potrebbe prendersela per il soprannome, credo) fa tutti i percorsi (e il nero due volte); LastExile si ricorda delle giungle di casa e, benchè con qualche tentennamento, supera tutti i percorsi; Zucchero e DAvena si fanno fermare dall'inizio del percorso nero, superato da MissPresident solo rinunciando per sempre all'uso delle braccia.
Intanto io riesco a racimolare qualcuno per tornare a procurarsi della birra, sentendomi più portato per lo sforzo fisico di alzare e abbassare un boccale, nonchè deglutire ampi sorsi. MitchDiuChennon, Zucchero, DAvena, MissPresident, NonnoTinus, Ambo (non ho altri soprannomi per te, scusa) e Romano (un parigino che si spaccia per italiano, più o meno) fanno il bagno nel lago, rischiando l'ibernazione con soddisfazione. NonnoTinus strabiglia la folla con un numero alla Zoolander, levandosi le mutande bagnate con i pantaloni addosso. Per non essere da meno, le ragazze si strappano i reggiseni e li tirano per aria (ma deludono le folle perchè il loro spirito di emulazione si sveglia e tengono addosso le magliette nel farlo).

Tornando alla base, il tempo peggiora.

...e barbecue

Appunto, peggiora. Pioviggina piovacchia piove fa nuvolo. Ma i responsabili di queste cose avevano già organizzato barbecue per stasera, quindi si incrociano le dita e si cavalca fino al parco convenuto.
Un piccolo a-parte.
Dalle mie parti quando si parla di barbecue si intendono costine (di maiale), salsiccie (di maiale), bistecche (di maiale), punta (un taglio di maiale), sottocollo (un taglio di maiale). Eventualmente pane per fare bruschette, olio, roba vegetale da mettere sulle bruschette, pezzi di altri animali che passavano di lì per caso, altri pezzi di maiale che mi sono dimenticato ma che sono probabilmente molto buoni. Ovviamente birra e/o vino (evviva la prima).
Qui, invece, parlano di salsiccia (di maiale), salsiccia (di pollo). Birra. Fine. (anche se per qualche miracolo dovuto agli effetti dell'umidità sui cervelli studenteschi oggi c'erano alcune ali di pollo e dei pomodori (???)).
Fine dell'a-parte.
Sapendo questo, eccoci nella speranza che dei tristi alberi possano farci da tettoia. La magia della chimica accende la brace, e mentre disputiamo sul fatto di rimandare o meno il tutto causa diluvio universale, le prime salsiccie saltano sulla griglia. L'odore dell'animale che cuoce ci spinge a fingere che non stia piovendo, nella speranza che la pioggia, sentendosi trascurata, vada altrove. Per un attimo pare funzionare, poi non più, poi di nuovo, non più, di nuovo, non più... Si mangiucchia, si parla troppe lingue per tenere conto di tutte, si beve un poco, una nebbiolina pittoresca sale dal fiume in piena.
Ubriacato e un poco nauseato dal continuo ciondolare dell'ago della bilancia metereologica, mi do alla fuga, con la promessa di tornare fuori dalla camera quando anche il resto della compagnia sarà satollo e pronto per nuove avventure nella sera umidiccia di grenoble.

martedì 22 aprile 2008

La dieta sul fronte

La vita sul fronte non è tutta gioie e dolori come Platoon e tutti quei film così vogliono fare credere. La maggior parte del tempo sta lì, a metà strada, nè esaltati nè abbattuti, in attesa o attivi. Vittorie e sconfitte sono solo alla fine delle battaglie, quindi reclamano una piccola parte di tutto il tempo. Di tutto quello che rimane, il grosso lo si sfrutta dormendo o preparandosi all'attimo di elevazione o abbattimento che c'è in fondo. In questa fase, per non mollare, è necessario riempirsi la pancia.

Essendo la truppa qui a maggioranza italiana, è facile immaginare quale sia l'alimento principale: la pasta, in ogni sua forma, colore, dimensione. Il pane, fondamento alimentare di così tante generazioni, è quasi dimenticato: più che altro nessuno ha mai modo di comprarlo, e le rare volte che capita finisce in un lampo. Nell'ultimo periodo i salumi hanno rapidamente scalato la classifica dei cibi più consumati, mentre mais e tonno sono precipitati in posizioni dimenticate.
Saltuariamente i nostri compagni stranieri, indiani e cinesi, decidono che è il caso di cambiare un po' le cose tra le stoviglie, e ne prendono il possesso per un pasto. I risultati sono sempre molto apprezzati: riso, peperoni, pomodoro, carni varie e uova sono gli ingredienti principali, oltre ovviamente a varie spezie piccanti, per la mia gioia e la dannazione di altri.
Poichè ho ricevuto uno speciale allenamento per affinare i miei talenti in questa direzione, spesso mi viene riservato il ruolo di dare fondo alle porzioni, che solitamente abbondano.
Quando pranziamo, spesso siamo alla mensa. La varietà è appena più ampia, la qualità minore. Meglio di altre mense in cui io abbia messo mano alle posate, e non è che ci si aspetti un capolavoro, ma i cuochi sembrano avere troppe pretese, senza saperle seguire e realizzare. Per questo alcuni loro buoni tentativi vanno spesso sprecati, forse nella fretta, forse nella locale incapacità culturale di concepire la cottura della pasta.

Ovviamente non ci scordiamo dei beveraggi.
La bevanda principale sulle bocche della truppa è, manco a dirlo, la birra. Vi sono alcune incomprese eccezioni, nel senso che lo Zucchero non la beve, nonostante i miei continui tentativi di farle comprendere quanto sia buona. In genere, a tavola, abbiamo un paio di birre da discount, giusto per sostentarci. Alcuni di noi (io, MitchDiuChennon, SelfExile) ogni tanto si concedono qualche sperimentazione con altre birre, per uso personale. La Adelscott in lattina, ad esempio, è stata una bella scoperta adatta ad ogni momento. Ammetto che nell'approcciarmi alla birra mi faccio trascinare dalla pura simpatia che si può provare per una bottiglia rivestita di ceramica e col tappo di sughero ingabbiato.
Alcuni dei miei compagni hanno provato tentativi col vino, ma i risultati sono stati modesti e rapidi ad essere dimenticati.
La seconda bevanda è, come giusto che sia, l'acqua. Bottiglie, bottigliette, rubinetti. Ma è solo seconda per consumi. Sui nostri palati (ancora con l'eccezione dello Zucchero) il secondo posto è di diritto del caffè. Non quella brodaglia marroncina che da queste parti chiamano in modo simile, dimenticandosi una effe in fondo alla gola. No. Il caffè come si fa in italia, con la moka. Siamo una piccola colonia Lavazza-Bialetti in terra ostile.

venerdì 28 marzo 2008

my kingdom for a horse

Qualche giorno fa è successa una mezza tragedia.

Shadowfax è rimasto azzoppato. Stavamo tornando alla base dopo un'esercitazione, e gli si è rotto uno ferro. Non eravamo lontani, quindi tornare a passo d'uomo non è stato duro per il fisico, ma solo per il morale.

L'indomani ho preso un giorno di libertà per andare a cercare un maniscalco. Questi ha portato il mio destriero nel retrobottega. Non un urlo, non un nitrito.
Quando è tornato da me, tutto era di nuovo a posto.

lunedì 24 marzo 2008

cristo crocifisso sceso dall'albero di natale

Pasqua e pasquetta. Il tempo è così.

Molti sono tornati in patria, in questo fine settimana di riposo. Qui alla base ovest siamo rimasti pochi fortunati, mentre le divinità locali hanno sbagliato festività e ci coprono di neve.
Ieri sera io, ReLeone, MitchDiuChennon, SelfExile e Signora abbiamo trovato un pub carino: affreschi di monaci ubriachi, alberelli, un pozzo. Poichè non è male ha prezzi proibitivi, che dimostrano ancora una volta l'inciviltà dei locali. Poi ci siamo dedicati al passatempo notturno più gettonato: filmati idioti su youtube e narghilè.
Oggi ci sarebbe dovuto essere il tradizionale barbecue, ma causa tempo ostile abbiamo ripiegato su un'abbuffata di carni a cena, che tra poco io e DAvena ci appresteremo a cucinare.
Negli ultimi giorni Stress si è ricordata della tradizione cattolica italiana, spendendo un pre-serata ed una serata in una chiesa in cui parlavano una lingua incomprensibile. Una serata intera spesa a messa... Che invidia, vero?
Venerdì, SelfExile ci ha portati a mangiare da dei suoi connazionali, che poi abbiamo scoperto non essere suoi connazionali. Pertanto, si è lamentato tutta sera del fatto che il cibo non fosse come a casa sua, mentre noi altri ce ne infischiavamo e lo gustavamo.
Lo Zucchero è drogata. L'ho dovuta trascinare di peso via da uno schermo in cui trasmettevano Lost (a scatti, perchè la connessione è quella che è).

Questo rapporto è corto, perchè con la neve non è possibile pensare e/o ricordare, e perchè ora vado a lavorare nelle cucine. Alla prossima.

mercoledì 5 marzo 2008

Uova, BSB, cene

Ecco il rapporto relativo agli ultimi giorni, in attesa dei risultati degli appostamenti di ReLeone.

Lunedì. Esame. La prima vera prova in terra nemica. Poi ancora addestramento. La serata siamo liberi, ed eravamo tutti d'accordo per andare ad una festa organizzata in una fortezza della zona. Questa fortezza, ironicamente chiamata Bastiglia, può essere raggiunta solo affrontando una dura scalata, oppure tramite una funivia, il cui accesso è controllato da una guarnigione mista franco-amica. Mentre siamo in attesa di potere salire, una jeep nemica inchioda lungo la strada accanto a noi. Ne discende un commando nemico. Siamo sotto attacco! Ci lanciano delle uova e scappano, i bersagli. Dopo i primi timori di un attacco con armi chimiche, ci rendiamo conto che nessuno di noi è ferito, ma l'avvertimento ha avuto l'effetto di lasciare imbrattate le nostre divise. La mia, che per la taglia era un bersaglio più facile, è quella nelle condizioni peggiori. Dopo avere in maniera chiara e decisa bestemmiato le divinità locali e le famiglie dei nemici risalendo per 16 generazioni, mi tranquillizzo, ma la rabbia rimane. Saliti alla fortezza, provvederò ad affogarla. Alla festa ci sono amici di ogni nazionalità, ed in mezzo alcuni nemici, che però mantengono un profilo basso. Dopo pochi minuti, Pocket è persa in un labirinto di bicchieri di plastica: prova a trovare una via d'uscita vuotandoli tutti, ma questa scelta sarà la sua rovina. ReLeone barcolla e ride. Intanto tra tutti diamo fondo alle scorte locali di alcolici, scambiando racconti di guerra ed opinioni sull'andamento della campagna con chiunque fosse interessato. Sul finale, Stress rigetta un bicchiere avvelenato nelle latrine, ed io poco più in là. Il ritorno a cavallo si rivela più semplice di quanto mi aspettassi, nonostante il clima della notte.
L'indomani molti di noi si prendono un giusto riposo.

Il venerdì, SelfExile ed MTV, i nostri compagni della terra del tè, si offrono di cucinare per noi tutti, ricambiando il favore della carbonara di pochi giorni prima. Riso-pagnotta e verdure varie, tutto mischiato assieme in nonsisabenequante pentole. Io faccio il mio dovere ad evitare che le provviste vadano sprecate. Quando mi aspetto un secondo, scopro che non era stato possibile sottrarre di più ai magazzini della zona, e un poco ci rimango male, ma va bene comunque perchè i miei commilitoni paiono sazi. Poi partiamo verso il centro, per salutare Zucchero che parte per passare il fine settimana di permesso a casa dalla famiglia, ma soprattutto per festeggiare il compleanno di DAvena. E' il primo compleanno sul fronte, e dobbiamo fare sì che ne valga la pena. Andiamo così in un locale nella zona, e sfoderiamo i doni abilmente preparati e celati fino a quel momento. Una maglietta di Suor Plautilla (grazie a me, Andy Warhol e MitchDiuChennon) e una borsa con un numero spropositato di colori ed una forma non esattamente intuitiva (procurata al mercato nero da Zucchero e MissPresident). Birre. ReLeone e DAvena lanciano la nuova moda: versarmi da bere addosso. Il movimento artistico d'avanguardia comincia con una birra e i miei pantaloni, ma non ha ancora un programma definito. Si chiamano: BSB (Bevande Su Bovaz). Poi succede il dramma: NonHoAncoraUnSoprannome vede una gabbia e sente della musica! 2+2=4, ed eccolo che sta ballando nella gabbia, assieme a MissPresident. Io per fortuna avevo ascoltato il mio istinto, ed ero in una postazione strategica da cui non potevo assistere alla scena. Alcuni degli astanti hanno ordinato gli alcolici più forti della casa, solo per tentare di levarsi quell'immagine dagli occhi.

Il sabato siamo tenuti a presenziare ad una festa per la milizia all'enclave di Fort Rabot, una piccola isola di pace nascosta nelle montagne intorno alla città. Il cibo ha origini sconosciute, nel senso che quella che definiscono carne è in realtà un intreccio gommoso attaccato a quelle che voglio sperare fossero ossa. Nel salone delle feste, alcuni dei passatempi di casa, che ci tengono a lungo impegnati, fino a quando non si fa ora di abbandonare la fortezza, prima che le luci e i suoni attirino l'attenzione dei francesi. Salutiamo i nostri commilitoni, e torniamo a recuperare le nostre cavalcature, nascoste a pascolare in un posto segreto in riva al fiume, di fronte a locali che hanno nomi di casa nostra, ma l'aria di un pianeta lontano. Quando siamo all'Ovest, veniamo accolti da un'altra festa, dove pare che tutti conoscano il mio nome, e volentieri partecipano al movimento BSB, ma non hanno le doti dei fondatori, e per questo appena poche goccie di vino colpiscono il fondo dei miei jeans. Quando la situazione inizia a precipitare (a causa dei tassi etilici alle stelle) in troppi andiamo alle stanze di SelfExile, dove a quel punto risulta impossibile girarsi su sè stessi o allacciarsi le scarpe, ad esempio.

Domenica è una giornata dura. Vengo svegliato in un giorno di riposo dal grattare elettrostatico della radio in camera: la ConsorteDiFerro dice di essere alla mia porta. Rapido mi tuffo giù dalla branda e corro la distanza che mi porta ad aprire.
Nessuno.
Mi affaccio.
Nessuno.
Giacchè sono sveglio, mi cambio e decido di scendere dalla camerata. Ed ecco che mi trovo di fronte Il Generale e la ConsorteDiFerro, che, scopro, era convinta che io avrei potuto vederla attraverso la parte di acciaio della porta blindata. Ed invece, stranamente, no... Come c'era da aspettarsi, mi hanno portato una camionata di provviste, tanto che alcune devono poi riportarsele in Italia, perchè nella base qui non ci stanno. Mentre sto mostrando loro la base, incrocio la ragazza ateniese, che appare intimorita dalla presenza di due personaggi con gradi così alti attaccati alle spalle.
Accompagno quindi entrambi a mangiare sul set da film western dove ero già andato con alcuni commilitoni. Stavolta i bisonti sono in sciopero, e ne approfittano per godersi una marinatura come si deve, quindi dobbiamo ripiegare su carni meno atipiche. Fatte le richieste, ci viene portata dell'insalata.
...
...
Vabbè. Non si butta via niente, ci diciamo io e il Generale, mentre la ConsorteDiFerro si rivela insofferente ai condimenti di qui. Finalmente poi ho un animale del piatto, che non si lamenta a sufficienza per i miei gusti. Non fidandoci dei beveroni locali, il caffè lo facciamo alla base.
Successivamente, mostro un tratto della via che seguiamo noi della cavalleria per raggiungere il centro della città. I due si dicono soddisfatti, e ritornano in Italia.
Una serata tranquilla, per recuperare dalla pressione a cui sono stato sottoposto.

Lunedì sera è la volta di ChopStick e YellowShy ai fornelli (che effettivamente chiamarli fornelli è un complimento). Anche la loro cucina parte da una base di riso-pagnotta, ma cambia la varietà dei condimenti, e gli strumenti utilizzati. La voce si è sparsa in fretta, e siamo moltissimi. C'è chi cerca di destreggiarsi con le bacchette e chi con le lingue, ma alla fine credo che tutti siamo soddisfatti del risultato, al punto che quando guardiamo l'ora è troppo tardi per lasciare la base. Alla spicciola cominciamo a ritornare alle brande. Mentre siamo ancora una manciata, con carte e birra, arriva un messaggero a portare notizie: nella zona dei barbari locali, nottetempo, manomettono le camionette con clave di vetro. Noi non ne sappiamo niente, ma nel dubbio insultiamo un poco la cultura indigena.

Oggi ReLeone sta male, colpito solo ora dagli effetti della venefica aria francese. DAvena invece pare contenta, perchè è arrivato a trovarla TheMexican, l'addetto alle comunicazioni con la stampa con cui ha una relazione.
Poichè era una giornata di riposo, io e SelfExile ci siamo svegliato alle 1630. Stress invece ha voluto andare alla caserma di addestramento ad esercitarsi, cosa che ha causato boati di stupore tra la truppa quando ce lo ha rivelato. In molti (Zucchero, MitchDiuChennon, Bidella, tra gli altri) sono andati a testare le piste delle montagne.

domenica 24 febbraio 2008

Di palloni ovali, tra l'altro

Giornate normali, le ultime, con qualche picco.

Giovedì abbiamo effettivamente scoperto che SelfExile non ha dato l'esame, per non lasciare da solo NonHoAncoraUnSoprannome (che continua a non avere un soprannome, nonostante le sue insistenti richieste).
Nel frattempo io, ReLeone, Stress e Zucchero (Chini, Chinua, Zachary, Tang e altri che ora non ricordo) abbiamo cominciato a preparare l'esame di lunedì (domani). DAvena si era isolata a preparare francese, senza nessun motivo per farlo, ma convinta della sua decisione. Zucchero se ne sta sotto una coperta rosa shocking con disegnate delle rane per tutto il tempo, lamentandosi di tanto in tanto perchè ReLeone si mangia tutte le caramelle. Stress fuma e fa caffè con regolarità svizzera.

Di ritorno dallo studio mi fermo alla camera di Pocket, e fissiamo minacciosamente il suo computer perchè funzioni. Ci mettiamo circa 45 minuti a farci passare la voglia, ed a quel punto andiamo a cenare.

Poichè siamo tutti molto originali, il menu prevede pasta con sugo pomodoro-e-tonno, e patatine fritte. Intorno ad un tavolo da casa di bambole, con sedie tutte così differenti l'una dall'altra da parere provenire da pianeti diversi, siamo così tanti che non mi va nemmeno di scrivere tutti quelli che c'erano. Oltre ai soliti di cui ho già parlato, anche altri, di cui non ho ancora parlato. SelfExile e ChopStick (commilitone cinese, la cui camera rivaleggia con quella di ReLeone per mancanza di qualunque cosa) si augurano vicendevolmente frutta e verdura in numerosi orifizi.

Il giorno dopo (venerdì) tutti a dare l'esame dell'idioma locale. Poi panetteria per me e ReLeone. La panettiera carina ci parla in italiano. Io mi chiedo: "cazzo la studio a fare la lingua di qui? Sono due settimane che la gente mi parla solo in italiano o inglese." Per pranzo zuppa di cane dal cinese all'angolo, dove stupisco l'universomondo con la mia perizia con le bacchette, e si disquisisce sulla loro maggiore naturalità rispetto alle posate. SelfExile dichiara di avere scritto solo "bien" e "tres bien" sul suo esame, perchè non aveva idea di che cosa diavolo gli stessero chiedendo. Con noi numerosi nemici della Francia, giunti da diverse parti del continente: crucchi, eredi-dei-vichinghi, messicani, ateniesi. La lingua parlata è un misto di tutte quelle conosciute da ciascuno, quindi c'è parecchia confusione. Un vecchio da un tavolo accanto comincia a dire cose a caso in italiano e cantare: per sopravvivere così a lungo in questa terra ostile è stato costretto a darsi all'alcolismo, povero piccolo.
Il pomeriggio è una nuvoletta confusa e priva di dettagli, in cui immergiamo ore di studio, cazzeggio, feci. Il computer di Pocket, ripensando alle velate minacce ricevute il giorno prima, decide che forse è il caso di fare come gli viene chiesto.
La sera DAvena e Zucchero si rinchiudono nelle loro tane, sconsolate dallo studio. Io e ReLeone a cavallo e gli altri in camionetta andiamo al centro a provare un pub di cui ci avevano parlato bene. Il menu doveva prevedere brit-pop e punk (inglese, vecchio, leggero). Ci ha invece accolto della specie di musica discotecara triste ed insignificante, una ristretta scelta di birre, cocktail che si chiamano alcolici ma sono succo di frutta, una luce blu fluorescente che trasforma la sciarpa di Pocket in un falò freddo. Poco prima, mentre io e ReLeone (che a cavallo ci abbiamo messo meno tempo degli altri ad arrivare), veniamo abbordati da due indigene, che attaccano discorso sulla strada per andare a ballare della house. Una parla in italiano e l'altra in inglese, ovviamente, proprio come ci si aspetterebbe in francia... Quando se ne vanno, ecco finalmente gli altri: SelfExile faceva da navigatore, ma probabilmente in uno dei suoi strani dialetti indiani, e quindi il risultato è stato che si erano persi a più riprese. Oppure semplicemente hanno il senso dell'orientamento di una talpa ritardata che cerchi di scavarsi una tana in gola ad un temibile talpiere (che è come un formichiere, ma per le talpe, puzza di più, ed invece che catturare le prede con la lingua appiccicosa usa una delle sue code luride e infangate).
Di ritorno, pensiamo bene di bere un paio di birre in camera di SelfExile, anche nota come il mare dei calzini. Siamo io, ReLeone, Stress e Pocket, oltre ovviamente al padrone di casa. Così passiamo la serata, con me che insulto tutti per le scelte musicali, traducendo i dialoghi alla povera Pocket. Lei non parla inglese, e da quando è arrivata l'inglese è diventato la nostra lingua ufficiale, perchè tutti gli stranieri non sanno (ancora) l'italiano. (e perchè, in fondo, e divertente avere qualcuno che non capisce niente di cui parlare male in sua presenza senza che se ne renda conto).

Il sabato mattina ci siamo dimenticati di usarlo, almeno per quanto mi riguarda. Alle 4 del pomeriggio faccio una frugale colazione, una doccia e sono pronto per andare a studiare a casa di Stress. Ho appuntamento per le 2030 per la partita, e il vicino iracheno di Stress, Femore, quasi mi fa arrivare in ritardo, trattenendomi per farsi spiegare come fare funzionare della roba sul suo computer: qui in francia tutti i computer prima o poi hanno dei gravi problemi privi di ragione apparente, tranne (finora) il mio e quello di SelfExile.
Monto in sella a Shadowfax e parto al galoppo verso il pub. Lungo la via mi rifocillo con un bel kebab. E poi è partita!

Al quinto la prima meta inglese, nata da una palla rubata in un placcaggio, e mi riesco a contenere. Trasformazione e punizione inglese, e siamo a +10. Silenzioso godo, ma il mio sorriso parte a Singapore e finisce in Wisconsin. Poi sti galli bastardi ci mettono sotto, ci fanno sudare. Quasi piango a vedere il buon Wilkinson sbagliare così tanto, le touch tutte in mani bleu, ma l'Inghilterra tiene duro e si mantiene davanti. Nel secondo tempo pare ancora ci sia solo spazio per il gioco francese. Poi la meta inglese. Gli indigeni che si strappano i capelli. Io che grido e salto, infischiandomene di lance e frecce e che mi piovono addosso dagli occhi che mi circondano. Sono soddisfazioni. Nelle orecchie, cazzo di galletti!
Cambiamo pub, sbagliando tutto nella vita. A quelli che abbiamo visto la partita (3) si uniscono altri (2346919) mentre qualcuno se ne va (1). Degli sconosciuti rubano le cartine di Pocket, chiedendo per favore. Lei si lamenta con me, ma che ci posso fare? Parliamo, faccio proseliti, scopro che effettivamente tutti odiano i francesi, come è giusto che sia. Lo sport nazionale della serata pare essere usare il mio accendino colorato, e SelfExile prova a trattenersi da battute sull'omosessualità, con risultati mediocri.
Quando torniamo andiamo un poco in camera di una ragazza greca. Non so se è spartana o ateniese, ma poichè studia informatica propendo più per la seconda (non esistono greci che non siano o spartani o ateniesi, o almeno questo è ciò che insegnano i libri di scuola). Poichè ci offre birra e muffin, le promettiamo tutti amore eterno. SelfExile prova a farle funzionare il computer, mentre Pocket e ReLeone fanno a gara a chi versa più cose sul pavimento. (la loro sfida si conlcude a favore del secondo, che tira cenere sotto il letto e annaffia il tutto con birra tiepida).
Poi a dormire, e poi oggi. I miei commilitoni studiano, mi sveglio, faccio colazione e poi preparo pranzo (e Zucchero si lamenta che le ho fatto interrompere lo studio prima che fosse pronto). Caffè dalle parti della camera di Stress, dove mi rendo conto di non volere studiare. Ora stanno ancora studiando, ed io sono qui. L'esame è domattina alle 8...

martedì 19 febbraio 2008

solo un po' di note sparse

DAvena riesce a lamentarsi almeno quanto Brio. Stupefacente, ma è così. Essendo stata scelta per la missione, ci si aspetterebbe che possa avere uno spirito più duro. Invece ad ogni minima cosa ne approfitta per lagnarsi (che freddo, che caldo, che tiepido, che umido, che secco, che polveroso, che pulito, che francia, che asfalto, che macchina, che sedile, che male alla pelle, che diavolo mi fate mangiare carne, non la voglio cruda, è troppo cotta, che male alla pelle, che stanchezza, che voglia di saltare, che palle lo sport... e ancora e ancora). Questo ha fatto supporre che lei in realtà possa essere una francese in incognito, infiltratasi nel nostro gruppo. Poi però si mette a raccontare le mirabolanti avventure di delle suore sante (mentre io traduco a SelfExile, che ancora non capisce abbastanza bene l'italiano). Una di queste suore è stata fatta santa perchè uccisa da una pagnotta che l'ha colpita in volto (è morta 38 anni dopo per un cancro, ma causato dal colpo della pagnotta. Il che mi fa chiedere come mai i panettieri non abbiano conquistato il mondo). Subito dopo, sguardi carichi di tensione omicida tra me e DAvena, che cerca di ammazzare il mio bambino (un barattolino di Nutella da 5kg). Stamattina poi, sentensodi in colpa, ha rinunciato alla colazione.

Ancora troppi miei commilitoni non hanno un soprannome che mi permetta di raccontare di loro tutelandone le identità dall'occhio nemico, che scruta queste pagine. Di seguito alcuni che non sono ancora stati presentati in queste pagine.
MitchDiuChennon: il nostro esperto di soccorso acquatico. Dopo il primo giorno di corso di francese è stato retrocesso ad un livello più basso. Pensavamo di essere già al minimo, ma lui ha potuto di più. Di meno. Di più. Nella sua carriera ha fatto pressapoco tutti gli sport, tranne quelli importanti, ed è famoso per non essere mai stato puntuale in vita sua.
Pocket: la nostra campionessa di nascondino, capace di farsi sparire dentro i più minuti anfratti. Ha il trascurabile difetto di spargere intorno a sè qualunque cosa tocchi. Fa cuocere troppo la carne di bisonte. E' anche portatile. Nutre un odio nascosto per le tecnologie più avanzate della pietra focaia, che contraccambiano senza farsi scrupoli.
SeventiesLive: un finlandese, che è arrivato dal finire degli anni Settanta direttamente nella classe di francese, e poi al pub (in ritardo per la partita, ma non per una birra, nè per essere gli ultimi rimasti ed alzarsi in risposta ad uno sguardo del tipo quidobbiamochiuderelevateviditorno proveniente da dietro il bancone).
HolyGatling: un altro finlandese, che parla francese ad una velocità assurda, balbettando ed incartandosi nelle parole, ma senza prendere mai fiato. Di lui non si sa molto, perchè nessuno lo capisce, ma immaginiamo che forse qui senta caldo.

NonHoAncoraUnSoprannome (che continua a non avere un soprannome definitivo) ha dichiarato di dovere studiare, mentre si esercitava alla batteria. Poi l'ha dichiarato poco prima di uscire a mangiare del bisonte (troppo cotto anche il suo, per sua scelta), e di nuovo prima di venire in piscina. Poi non si è presentato all'esame. Complimenti.
Invece SelfExile, per lo stesso esame, pensava di stare sveglio la notte per leggersi gli appunti (che non aveva ancora visto, dovendo uscire la sera per andare a vedere una partita al pub), dopo che ieri sera ha fatto da mangiare riso con roba indiana varia. Stamattina abbiamo dovuto svegliarlo, perchè il suo cavallo era legato al mio (ha paura a dormire la notte, altrimenti). Tra l'altro, a lezione di francese SelfExile parla italiano, dopo avere passato 6 mesi in Italia senza spiccicare una parola che non fosse in inglese. E fa continuamente battute a sfondo sessuale, anche se nega che ciò sia vero.

Avendo barattato delle pile per delle conchiglie, ReLeone ha assunto autonomamente l'incarico di documentare la missione, immortalandone alcune fasi. (una delle fasi è una sfida tra me ed alcuni bisonti, conclusasi in un abbraccio pacificatore). Intanto persino lui ha rinunciato all'ascetismo: per un breve periodo ha posseduto dei biscotti. Sempre ReLeone è il nostro maggiore addetto al proselitismo, poichè si lancia a parlare di qualunque cosa con chiunque, del tutto indifferente alle barriere linguistiche.

Il corso intensivo di mimetismo linguistico volge al termine. Ora è nelle nostre mani un abbozzo di un potere comunicativo più grande, che ci permette di raccogliere più informazioni e fare proselitismo, per rafforzare la resistenza interna al francesismo.

domenica 17 febbraio 2008

Sottilità

Mi sono reso conto che 300km sono un'inezia, in quanto distanze. In questi 300km ce ne sono alcuni, di mezzo, che sono ancora meno, e che segnano il confine. Prima di percorrerli sei di qua. Canti una canzone. Sei di là.

I caffè italiani sono caffè. Quella roba che qui chiamano allo stesso modo (dimenticando una effe) li ricorderebbe appena come aspetto, se li guardassi in una stanza molto buia. Molto buia.

Sabato consegnamo e presentiamo il rapporto a BabboNatale. Nel mentre lui abbatte alcuni punti percuotendoli con la slitta, ma si dice infine soddisfatto. Ci scambiamo informazioni strapate all'intelligence ed esperienze di guerra. Mi rivela dove potrei forse trovare una particolare merce di contrabbando che JagerMaster vorrebbe, perchè la sua l'hanno fermata ad un'altra frontiera, sulla MIA ISOLA (citazione per alcuni).

Mi incontro con alcuni dei miei vecchi compagni, quelli con cui ho fatto i primi anni di addestramento. Ci scambiamo racconti di guerra. Poi torno dal Generale e dalla ConsorteDiFerro, che pronti vanno a procurarsi i rifornimenti che mi riporterò nella zona di guerra. Riepilogo anche a loro la prima settimana di missione.

La sera torno con la vecchia truppa. Non ci sono tutti, ma quasi. In patria si mangia meglio, si beve normale. Discutiamo di fattori storici condizionanti lo stato attuale delle cose, e la mia conclusione è che è tutta colpa (merito) della gente che c'era.

Dormo nella mia vecchia branda, che non era così comfortevole da qualche tempo.

Mangio un coniglio. Io, il Generale e la ConsorteDiFerro rimaniamo a parlare intorno al tavolo. L'esperienza che sto facendo la turba, ha i nervi a fior di pelle: dopo che per un po' stiamo intorno all'argomento, saltano.

Sulla camionetta al ritorno sono con ReLeone, DAvena e NonHoAncoraUnSoprannome (che guida, e non ha ancora un soprannome). Cantiamo gli inni della nostra giovinezza, e per questo manchiamo a più riprese le aree di sosta. Ancora una volta ReLeone ha pensato bene di non portare quasi nulla, a parte un tappeto. Io ho ulteriori provviste. Stress (che esce dal weekend di riposo ancora più stressata) e Zucchero hanno infilato nel baule: una bancarella frutta&verdura, un maxistore Ikea, una cella frigorifera, un armadio a sei ante di vestiti (property of DAvena).

I nostri commilitoni ci accolgono con una cena. Siamo stanchi.

Mettere piede sul suolo nemico mi ha svuotato di energie, oggi. Quei pochi chilometri erano passati di nuovo nel tempo di una canzone. Prima sei di là. Poi sei di qua. Respiri un'altra aria, ti accorgi che non sei a casa.

Domani inizia un corso intensivo che dovrebbe permetterci di mischiarci meglio con la folla. Poi ci scontreremo con alcune scartoffie locali, in modo che la nostra missione possa continuare. Qualcuno parla di abbandonare il fronte.

venerdì 15 febbraio 2008

week one

Siamo sul finire della prima settimana di missione. Quasi pronti a ritornare, perchè dobbiamo, io e la mia squadra, fare rapporto al sergente istruttore BabboNatale.

Riepilogo brevemente.

Sabato sono arrivati tutti gli altri, quindi mi sono dedicato all'ottenimento di un credito di karma positivo trasportando l'equipaggiamento di tutti. Scopro che sono quello che si è portato più provviste, e più equipaggiamento per la sopravvivenza. La mia stanza alla base è un bunker. Le loro dei guardaroba (con la significativa eccezione di ReLeone, che ha deciso di non portare niente di niente). Tutti quanti litigano con la francese alla reception delle caserme, che si merita subito troppi appellativi per essere riportati qui.
Alla sera banchettiamo fino a tardi, per scoprire quando usciamo che c'è il coprifuoco. Con noi degli alleati inattesi trovati qua, ed alcuni commilitoni stanziati in altre basi.

La domenica vengo svegliato perchè sono l'unico a potere fare del caffè. Immediatamente pranzo con la colazione, e poi si va a cercare un posto sicuro che sappia di casa (pub O'Callaghan), per guardare una partita e fare gruppo (traduzione: pinte e rugby). La sera il morale cade: le ragazze del gruppo sono preoccupate per questo rapporto che dobbiamo portare a BabboNatale. Io e ReLeone teniamo alto lo spirito con la nostra totale indifferenza a questo dettaglio, ma durante la settimana nessuno dormirà.

Seguono quattro giorni di svegliaprestocolazionecavalcafinoascuola8oredilezionetornaacasapreparailrapporto. La nostra alimentazione ne risente.

Qualche tensione nel gruppo (non necessariamente negativa): durante il lavoro i toni si fanno a volte tesi, poi ci rendiamo conto che stiamo proponendo tutti la stessa cosa; SelfExile (dall'India) dichiara sentimenti per Zucchero, donandole dei fiori.

Nel frattempo i francesi si dimostrano fastidiosi e disorganizzati: al confronto, noi siamo delle formiche operose, e loro dei lombrichi disordinati.
Otteniamo piccole vittorie: in italia il loro contingente parlava italiano, o veniva ignorato; in francia il nostro contingente parla italiano, altrimenti loro vengono ignorati. Si adattano, e zitti.

Durante la settimana, il lunedì, Stress cade dalla cavalcatura davanti ad un cimitero.

Ogni giorno andando a prendere le nostre posizioni seguiamo una strada diversa, per disorientare eventuali sorveglianze.

Shadowfax sta bene. Quando tornerò in italia starà nella base, con biada ed acqua di fonte.

fine, all'incirca.

lunedì 11 febbraio 2008

day001 - (in ritardo per l'internet francese)

Day 001 – Behind enemy lines

Eccomi, in territorio nemico, per ora solo. Ho superato incolume la prima giornata, ed ora... Ma andiamo con ordine.

Ore 6:00 – Casa del Bovaz.
Il gallo canta presto, quest'oggi, perché bisogna partire. Prontamente viene impallettato e spiumato. Molto meglio come cuscino, che come sveglia.
Quindici minuti dopo il Generale scende in camerata a buttare tutti giù dalle brande. Niente piombo per lui. Dopo la colazione, pronti a partire. Io, il Generale e la sua ConsorteDiFerro. Il Maggiore non parteciperà alla missione: oggi per lui l'esame per ottenere l'agognata promozione.

Ore 7:00 – Partenza.
Le mappe che il Genio ha fornito al Generale, si mostrano raffazzonate ed inutili non appena vengono ispezionate, pochi chilometri fuori dalla caserma. Pare che il Generale non fosse stato abbastanza chiaro nel dare gli ordini, ed il risultato è quello che è. Sulla camionetta l'atmosfera è comunque rilassata e fiduciosa: solo la ConsorteDiFerro mal cela la sua preoccupazione.

Ore QuasiLeNove:00 – Frontiera.
Senza neanche una bussola, io ed il Generale abbiamo lasciato che fosse l'istinto a guidarci. In un modo o nell'altro raggiungiamo il confine, e paghiamo la guardia doganale perché ci lasci passare senza fare tante domande. Per raggiungere il paese nemico dobbiamo passare sottoterra, come talpe o demoni: questo ci dice molto sulla natura di chi incontreremo.

Ore PocoDopo:30 – Oltre le linee nemiche.
Ricomparsi all'aria e alla luce del giorno, scopriamo per pura fortuna che una delle informazioni date dal Genio si rivela di qualche utilità: sappiamo da quale porta passare per trovare un'altra guardia che chiuda un occhio al passaggio di una camionetta da guerra stipata di armi.

Ore Poi:19 – Le prime scaramucce.
In un modo o nell'altro siamo nella città del nemico. Il Genio fino a lì a potuto, e ci assestiamo in un parcheggio. Abbiamo un numero di telefono, e tre telefoni, ma il numero è criptato e perciò ci vanno un paio di tentativi per trovare una risposta.
“Bonjour. Residence Ouest.”
“Bonjour. Est-ce-que quelcun parle anglais?”
“Non, ma vous pouvez me parler en francais.”
“Eh, no....”
Segue spiegazione della nostra posizione, seguita dalla spiegazione di una strada.
“Ok, merci.”
“De rien, au revoir.”
“Arrivederci a dopo.”
La strada si rivela essere sbagliata, come previsto.
Incrociamo quella che sembra una scuola. Un gruppo di studenti è davanti all'ingresso con parole e sigarette. Faccio fermare il Generale, e scendo a chiedere indicazioni.
“Hi, excuse me, may i ask you a question?”
TroiettaMuori: “Oui”
(ti rendi conto che ti sto parlando in inglese, sì?) “Can you please tell me where is the Residence Ouest?”
TroiettaMuori: “Oui. Tu doit allez...”
In francese mi spiega che devo girare due volte a destra, ed a quel punto sarò in via della piscina e di fatto arrivato alla base.
Torno a riferire al Generale, che mostra di non avere mai imparato a distinguere tra la destra e la sinistra. Tra le urla mie e della ConsorteDiFerro, riesce a non sbagliare strada. Ci troviamo così accanto al parcheggio da cui avevo fatto quella telefonata: evidentemente da ste parti fanno i quartieri triangolari per facilitare i GPS.
Vagando in maniera del tutto casuale, troviamo un edificio con una grossa I di informazioni di fronte. Entro. È un bar. Delle ragazza gentili dicono di non conoscere le risposte ai miei quesiti (Dov'è sta cazzo di Ouest? Perché rosso di sera bel tempo si spera? Come mai nessuno uccide la signora in giallo?). Quasi scoppiano in lacrime, ma mi indicano l'ufficio accoglienza di (credo) scienze politiche. La porta è automatica, ma si apre al contrario. Un cartello mi indica “sinistra”. Vado. Un salone deserto. Nessuna porta che dia verso nessun ufficio. In un angolo un piccolo ragnetto indifeso fa la maglia usando due joint al posto dei ferri. Mi da delle indicazioni, chiedendomi scusa. La cosa mi fa intuire che non sapesse niente e stesse parlando solo perché teme il silenzio.

Ore SubitoSubitoDopo:27 – Vaffanculo, io tiro un dado.
Torno sulla camionetta, guardo il Generale e gli dico:
“Io ho deciso che è di là.”
Vedendo il segno dell'Illuminazione nei miei occhi, lui non si oppone.
Qualche centinaio di metri di gincane e campi minati, poi la ConsorteDiFerro dichiara:
“Figuriamoci se è qui!”
Siamo arrivati alla base.

Ore Finalmente:11 – La lingua è importante: se te la tiro per pulirtici tra le dita dei piedi, te ne accorgi.
Entriamo nell'ufficio accoglienza, io e il Generale. La ConsorteDiFerro resta fuori a fare la guardia a... a fare la guardia a... resta fuori.
Due impiegate in sovrappeso, sovretà e sovrannumero mi aspettano annoiate dietro una trincea di plexiglas. Mostro la mia lettera, spiego la necessità del frigo. Tutto bene. In francese non so spiegare il fatto che devono riservare le brande per i miei commilitoni che giungeranno domani (io sono solo l'avanguardia). Chiedo se è possibile usare la lingua inglese (internazionalmente riconosciuta come la lingua comune più o meno a tutti).
“On est in France. On doit parler seulement Francais.” (maiuscole loro)
Conto fino a tre ed evito di rispondere. Il Generale si era già nascosto dietro una lastra di piombo e si stava reggendo l'elmetto, ma il recente addestramento psicologico ha retto. Due vite sono salve.
A quelle due se ne aggiunge una terza, che un minimo di inglese lo parla. Spiego. Riferisce, malamente. Le altre si mettono a discutere animatamente: colgo riferimenti alla mia nazionalità. La mia buona volontà di non uccidere nessuno al primo giorno comincia a vacillare. QuellaCheUnPocoParla mi rivela che, in effetti, non aveva capito un cazzo. Rispiego. Niente. Interviene un passante a mediare. Capisce e traduce.
Ottengo che solo in 3 potranno stare nello stesso edificio dove c'è la base.
Cristonando sorridente firmo quel che devo e mi prendo le chiavi. Esco ed invoco il sostegno del Dio cristiano. In maniera colorita.

Ore Sistemare:07 – Mucche Mu, Cavalli Ih, Scale Sbrang.
Arrivo all'edificio in cui è celata la base. Controllo la buca delle lettere: è chiusa da un lucchetto muccato, che non si apre al primo tentativo. Salgo alla base e la trovo piccola ed essenziale. Spoglia. Le latrine richiedono contorsioni da Circo Orfei, e per terra potrei seminarci dei gerani. Mentre la ConsorteDiFerro rimedia a quest'ultimo punto, io e il Generale andiamo a recuperare il mio equipaggiamento sulla camionetta:
Divise, ok. Necessario per l'igiene, ok. Viveri, ok. Armi, ok. Barattolo di Nutella da 5 chili, ok.
Tutto è in ordine. Il Generale sorveglia i muli squadrando truce i passanti, mentre io, un gradino dopo l'altro, un carico dopo l'altro, fungo da montacarichi.
Rimane solo una cosa sulla camionetta. Shadowfax. La mia cavalcatura per la missione francese. Con attenzione lo faccio scendere. Lo blandisco mentre il Generale lo ferra, poi lo sello. Dopo il viaggio non mi va di sforzarlo: giusto due passi al trotto, e poi alla stalla. La sella la porto nella base, perché Shadowfax si ribelli a chi gli si avvicina. Speriamo che nessun agente del nemico me lo sottragga o lo ferisca.

Ore 13:EdÈAncheOraCheMangiamoCazzo – Appunto.
Risaliamo sulla camionetta ed andiamo a procacciarci il pranzo. Un grosso numero di francesi sciama dentro e fuori di un edificio, quindi capiamo che ci possa essere del cibo. Dentro, delle insegne ci promettono della pizza: le evitiamo come portassero la peste bubbonica. La ConsorteDiFerro trova per se prosciutto cotto cotto al forno. Io hamburger e patatine, perché credo che sia impossibile non riuscire a cucinarli come si deve. Il Generale trova un piatto di pasta, ma niente con cui condirlo. Scopro che, effettivamente, è possibile fallire a cucinare un hamburger e delle patatine.
Poi, se il caffè fosse sembrato sciacquatura dei piatti, mi sarei commosso dalla felicità.

Ore SazioÈUnAltraCosa:MaTantÈ – Hunting.
Superata la prova del primo pranzo in terra straniera, entriamo in un vicino maxi-mega-emporio per comprare le ultime cose dimenticate. Scopriamo così che gli empori francesi sono tutti fatti a rovescio, quindi per trovare qualcosa bisogna dirigersi verso un punto, sorridendo ironici perché è impossibile che sia lì.
Inoltre non esiste UN burro. C'è quello fine e quello tenero, e di ciascuno ci sono le varietà dolce, mezzo-salato, salato. Ne prendo uno a caso, gettando insulti al dio che ha creato i francesi.
Naturalmente la cassiera non era carina, né particolarmente sveglia, ma ne ho viste di più lente.
Un francese, poi, inspiegabilmente, mi ha venduto una mappa della città: ora conquistarla sarà molto più semplice (o anche solo trovare le uscite di emergenza in caso di incendio)

Ore NonSo:98 – Esplorazione preliminare.
Al Generale spiace di dovere partire, quindi prendiamo la decisione di dirigerci verso il centro città per valutarne i punti deboli. Ancora una volta sono navigatore, ed ancora una volta al Generale non è chiaro che non sto parlando in codice Morse.
Ciò nonostante arriviamo al centro tutti interi. Il fatto che nella stazione ci sia un Irish Pub puzza di trappola lontano un miglio. Scopro dov'è che riceverò i briefing nei prossimi mesi. Torniamo alla base.
Lungo i tragitti ho scoperto un paio di pub, che provvederò a testare al più presto.

Ore AncoraQui:?? - Solo.
Preparo un caffè degno di tale nome al Generale e alla ConsorteDiFerro, poi loro partono. Osservo con soddisfazione che la mucca è sparita. Al suo posto metto un lucchetto vero. Passo a salutare Shadowfax. Poi torno alla base, testo le latrine, mi lavo. Da domani la lezione entra nel vivo, ma ho ancora questa sera.

giovedì 7 febbraio 2008

tabella di marcia

Domattina la partenza.

Sveglia presto. Conto di essere là in quel posto intorno alle 1030-1100, ci vanno più o meno 2 ore e mezza (mi han detto) ad arrivare in macchina, quindi si parte per le 8, circa.

Una volta a Grenoble (si legge Grenoble), devo cercare la residenza dove mi hanno piazzato (si chiama Ouest, quindi immagino sia ad ovest, no?), lasciargli dei soldi, firmare dei fogli. Dovrò immediatamente litigare, per ottenere un frigorifero, altrimenti non posso fisicamente sopravvivere fino a giugno, litigare per internet. (da qualche parte acqua, latte, formaggi e birra li devo conservare freschi, quindi un frigo diventa essenziale).
Un grave scoglio sarà che io non parlo francese nemmeno un po', probabilmente lì non parleranno nè italiano nè inglese e io non ho le doti per farmi capire disegnando, nonostante alcune partite a pictionary possano far credere il contrario.
Un'altra discussione nascerà per il fatto che alcuni miei compagni e compagne di corso non possono fare a meno di me, e quindi devo fare in modo che intorno alla mia stanza ci siano le loro, anche se arriveranno il giorno dopo.
Già dal primo giorno dovrò discutere davvero troppo, con sti transalpini...

Poi mi dedicherò all'impresa titanica di sistemare la mia roba nella mia stanza, mentre mia madre cercherà di convincermi a lavare tutto almeno una dozzina di volte e mi farà una testa grande come Lebron James (lui, non la sua testa) sul fatto che potrei avere bisogno di questo o quello o quell'altro. Intanto mio padre si sarà eclissato con la scusa di sistemare la bicicletta, in maniera da non essere tirato in mezzo.

In mezzo a tutto questo, potrebbe anche capitare che io ad un certo punto mi mangi qualcosa, e spero proprio sia cibo.

Poi, un bel momento, i miei se ne andranno. Da quel punto in poi potrò sistemarmi la stanza come dico io, producendo i mucchi strategici: vestire, cibo (che include anche le pentole), bagno (carta da culo, saponi e asciugamani), studio (la scrivania con pc e fogli), altro (la scrivania con pc, fogli e libri), nanna (il letto).

Cenerò, in qualche modo. Poi potrei:
- andare a cercare un pub (uscita notturna con la bici)
- verificare cose varie su internet (ammesso che esista la connessione)
- leggere
- dormire (questa non se la aspettava nessuno)
Queste cose non si escludono tra di loro.

mercoledì 6 febbraio 2008

Intro

Ok.

L'ho fatto.

Creo sto blog per raccontare che cosa mi succede di là delle Alpi. Quando mi ricordo. Se mi viene voglia. Se decidono che mi sarà concesso internet. Se non mi arrestano il primo sabato a seguito di Francia - Irlanda.

I francesi cominciano male, mandandomi una mail di cui presento un estratto:
"We will go to the Irish Pub O'Calalghan (dont worry french wine are also available)"
(per barf: "andremo al pub irlandese O'Calalghan(non preoccupatevi sono anche disponibili vini francesi)")
E io infatti comincio a preoccuparmi, perchè, mi chiedo, che cosa se ne faranno mai di dei vini francesi in un Irish pub? Se vuoi i vini francesi, e sei in Francia, perchè cazzo vai in un Irish pub???





Io comunque gli do occasione di recuperare da qui a giugno. Per ora ho messo la sicura al pulsante che alza i muri a tenuta stagna intorno alla Francia e ci fa sghiacciare dentro le alpi. (Nota informativa: nel caso dovesse succedermi qualcosa, se io non dovessi farcela, il pulsante è sotto la grossa X).