domenica 24 febbraio 2008

Di palloni ovali, tra l'altro

Giornate normali, le ultime, con qualche picco.

Giovedì abbiamo effettivamente scoperto che SelfExile non ha dato l'esame, per non lasciare da solo NonHoAncoraUnSoprannome (che continua a non avere un soprannome, nonostante le sue insistenti richieste).
Nel frattempo io, ReLeone, Stress e Zucchero (Chini, Chinua, Zachary, Tang e altri che ora non ricordo) abbiamo cominciato a preparare l'esame di lunedì (domani). DAvena si era isolata a preparare francese, senza nessun motivo per farlo, ma convinta della sua decisione. Zucchero se ne sta sotto una coperta rosa shocking con disegnate delle rane per tutto il tempo, lamentandosi di tanto in tanto perchè ReLeone si mangia tutte le caramelle. Stress fuma e fa caffè con regolarità svizzera.

Di ritorno dallo studio mi fermo alla camera di Pocket, e fissiamo minacciosamente il suo computer perchè funzioni. Ci mettiamo circa 45 minuti a farci passare la voglia, ed a quel punto andiamo a cenare.

Poichè siamo tutti molto originali, il menu prevede pasta con sugo pomodoro-e-tonno, e patatine fritte. Intorno ad un tavolo da casa di bambole, con sedie tutte così differenti l'una dall'altra da parere provenire da pianeti diversi, siamo così tanti che non mi va nemmeno di scrivere tutti quelli che c'erano. Oltre ai soliti di cui ho già parlato, anche altri, di cui non ho ancora parlato. SelfExile e ChopStick (commilitone cinese, la cui camera rivaleggia con quella di ReLeone per mancanza di qualunque cosa) si augurano vicendevolmente frutta e verdura in numerosi orifizi.

Il giorno dopo (venerdì) tutti a dare l'esame dell'idioma locale. Poi panetteria per me e ReLeone. La panettiera carina ci parla in italiano. Io mi chiedo: "cazzo la studio a fare la lingua di qui? Sono due settimane che la gente mi parla solo in italiano o inglese." Per pranzo zuppa di cane dal cinese all'angolo, dove stupisco l'universomondo con la mia perizia con le bacchette, e si disquisisce sulla loro maggiore naturalità rispetto alle posate. SelfExile dichiara di avere scritto solo "bien" e "tres bien" sul suo esame, perchè non aveva idea di che cosa diavolo gli stessero chiedendo. Con noi numerosi nemici della Francia, giunti da diverse parti del continente: crucchi, eredi-dei-vichinghi, messicani, ateniesi. La lingua parlata è un misto di tutte quelle conosciute da ciascuno, quindi c'è parecchia confusione. Un vecchio da un tavolo accanto comincia a dire cose a caso in italiano e cantare: per sopravvivere così a lungo in questa terra ostile è stato costretto a darsi all'alcolismo, povero piccolo.
Il pomeriggio è una nuvoletta confusa e priva di dettagli, in cui immergiamo ore di studio, cazzeggio, feci. Il computer di Pocket, ripensando alle velate minacce ricevute il giorno prima, decide che forse è il caso di fare come gli viene chiesto.
La sera DAvena e Zucchero si rinchiudono nelle loro tane, sconsolate dallo studio. Io e ReLeone a cavallo e gli altri in camionetta andiamo al centro a provare un pub di cui ci avevano parlato bene. Il menu doveva prevedere brit-pop e punk (inglese, vecchio, leggero). Ci ha invece accolto della specie di musica discotecara triste ed insignificante, una ristretta scelta di birre, cocktail che si chiamano alcolici ma sono succo di frutta, una luce blu fluorescente che trasforma la sciarpa di Pocket in un falò freddo. Poco prima, mentre io e ReLeone (che a cavallo ci abbiamo messo meno tempo degli altri ad arrivare), veniamo abbordati da due indigene, che attaccano discorso sulla strada per andare a ballare della house. Una parla in italiano e l'altra in inglese, ovviamente, proprio come ci si aspetterebbe in francia... Quando se ne vanno, ecco finalmente gli altri: SelfExile faceva da navigatore, ma probabilmente in uno dei suoi strani dialetti indiani, e quindi il risultato è stato che si erano persi a più riprese. Oppure semplicemente hanno il senso dell'orientamento di una talpa ritardata che cerchi di scavarsi una tana in gola ad un temibile talpiere (che è come un formichiere, ma per le talpe, puzza di più, ed invece che catturare le prede con la lingua appiccicosa usa una delle sue code luride e infangate).
Di ritorno, pensiamo bene di bere un paio di birre in camera di SelfExile, anche nota come il mare dei calzini. Siamo io, ReLeone, Stress e Pocket, oltre ovviamente al padrone di casa. Così passiamo la serata, con me che insulto tutti per le scelte musicali, traducendo i dialoghi alla povera Pocket. Lei non parla inglese, e da quando è arrivata l'inglese è diventato la nostra lingua ufficiale, perchè tutti gli stranieri non sanno (ancora) l'italiano. (e perchè, in fondo, e divertente avere qualcuno che non capisce niente di cui parlare male in sua presenza senza che se ne renda conto).

Il sabato mattina ci siamo dimenticati di usarlo, almeno per quanto mi riguarda. Alle 4 del pomeriggio faccio una frugale colazione, una doccia e sono pronto per andare a studiare a casa di Stress. Ho appuntamento per le 2030 per la partita, e il vicino iracheno di Stress, Femore, quasi mi fa arrivare in ritardo, trattenendomi per farsi spiegare come fare funzionare della roba sul suo computer: qui in francia tutti i computer prima o poi hanno dei gravi problemi privi di ragione apparente, tranne (finora) il mio e quello di SelfExile.
Monto in sella a Shadowfax e parto al galoppo verso il pub. Lungo la via mi rifocillo con un bel kebab. E poi è partita!

Al quinto la prima meta inglese, nata da una palla rubata in un placcaggio, e mi riesco a contenere. Trasformazione e punizione inglese, e siamo a +10. Silenzioso godo, ma il mio sorriso parte a Singapore e finisce in Wisconsin. Poi sti galli bastardi ci mettono sotto, ci fanno sudare. Quasi piango a vedere il buon Wilkinson sbagliare così tanto, le touch tutte in mani bleu, ma l'Inghilterra tiene duro e si mantiene davanti. Nel secondo tempo pare ancora ci sia solo spazio per il gioco francese. Poi la meta inglese. Gli indigeni che si strappano i capelli. Io che grido e salto, infischiandomene di lance e frecce e che mi piovono addosso dagli occhi che mi circondano. Sono soddisfazioni. Nelle orecchie, cazzo di galletti!
Cambiamo pub, sbagliando tutto nella vita. A quelli che abbiamo visto la partita (3) si uniscono altri (2346919) mentre qualcuno se ne va (1). Degli sconosciuti rubano le cartine di Pocket, chiedendo per favore. Lei si lamenta con me, ma che ci posso fare? Parliamo, faccio proseliti, scopro che effettivamente tutti odiano i francesi, come è giusto che sia. Lo sport nazionale della serata pare essere usare il mio accendino colorato, e SelfExile prova a trattenersi da battute sull'omosessualità, con risultati mediocri.
Quando torniamo andiamo un poco in camera di una ragazza greca. Non so se è spartana o ateniese, ma poichè studia informatica propendo più per la seconda (non esistono greci che non siano o spartani o ateniesi, o almeno questo è ciò che insegnano i libri di scuola). Poichè ci offre birra e muffin, le promettiamo tutti amore eterno. SelfExile prova a farle funzionare il computer, mentre Pocket e ReLeone fanno a gara a chi versa più cose sul pavimento. (la loro sfida si conlcude a favore del secondo, che tira cenere sotto il letto e annaffia il tutto con birra tiepida).
Poi a dormire, e poi oggi. I miei commilitoni studiano, mi sveglio, faccio colazione e poi preparo pranzo (e Zucchero si lamenta che le ho fatto interrompere lo studio prima che fosse pronto). Caffè dalle parti della camera di Stress, dove mi rendo conto di non volere studiare. Ora stanno ancora studiando, ed io sono qui. L'esame è domattina alle 8...

martedì 19 febbraio 2008

solo un po' di note sparse

DAvena riesce a lamentarsi almeno quanto Brio. Stupefacente, ma è così. Essendo stata scelta per la missione, ci si aspetterebbe che possa avere uno spirito più duro. Invece ad ogni minima cosa ne approfitta per lagnarsi (che freddo, che caldo, che tiepido, che umido, che secco, che polveroso, che pulito, che francia, che asfalto, che macchina, che sedile, che male alla pelle, che diavolo mi fate mangiare carne, non la voglio cruda, è troppo cotta, che male alla pelle, che stanchezza, che voglia di saltare, che palle lo sport... e ancora e ancora). Questo ha fatto supporre che lei in realtà possa essere una francese in incognito, infiltratasi nel nostro gruppo. Poi però si mette a raccontare le mirabolanti avventure di delle suore sante (mentre io traduco a SelfExile, che ancora non capisce abbastanza bene l'italiano). Una di queste suore è stata fatta santa perchè uccisa da una pagnotta che l'ha colpita in volto (è morta 38 anni dopo per un cancro, ma causato dal colpo della pagnotta. Il che mi fa chiedere come mai i panettieri non abbiano conquistato il mondo). Subito dopo, sguardi carichi di tensione omicida tra me e DAvena, che cerca di ammazzare il mio bambino (un barattolino di Nutella da 5kg). Stamattina poi, sentensodi in colpa, ha rinunciato alla colazione.

Ancora troppi miei commilitoni non hanno un soprannome che mi permetta di raccontare di loro tutelandone le identità dall'occhio nemico, che scruta queste pagine. Di seguito alcuni che non sono ancora stati presentati in queste pagine.
MitchDiuChennon: il nostro esperto di soccorso acquatico. Dopo il primo giorno di corso di francese è stato retrocesso ad un livello più basso. Pensavamo di essere già al minimo, ma lui ha potuto di più. Di meno. Di più. Nella sua carriera ha fatto pressapoco tutti gli sport, tranne quelli importanti, ed è famoso per non essere mai stato puntuale in vita sua.
Pocket: la nostra campionessa di nascondino, capace di farsi sparire dentro i più minuti anfratti. Ha il trascurabile difetto di spargere intorno a sè qualunque cosa tocchi. Fa cuocere troppo la carne di bisonte. E' anche portatile. Nutre un odio nascosto per le tecnologie più avanzate della pietra focaia, che contraccambiano senza farsi scrupoli.
SeventiesLive: un finlandese, che è arrivato dal finire degli anni Settanta direttamente nella classe di francese, e poi al pub (in ritardo per la partita, ma non per una birra, nè per essere gli ultimi rimasti ed alzarsi in risposta ad uno sguardo del tipo quidobbiamochiuderelevateviditorno proveniente da dietro il bancone).
HolyGatling: un altro finlandese, che parla francese ad una velocità assurda, balbettando ed incartandosi nelle parole, ma senza prendere mai fiato. Di lui non si sa molto, perchè nessuno lo capisce, ma immaginiamo che forse qui senta caldo.

NonHoAncoraUnSoprannome (che continua a non avere un soprannome definitivo) ha dichiarato di dovere studiare, mentre si esercitava alla batteria. Poi l'ha dichiarato poco prima di uscire a mangiare del bisonte (troppo cotto anche il suo, per sua scelta), e di nuovo prima di venire in piscina. Poi non si è presentato all'esame. Complimenti.
Invece SelfExile, per lo stesso esame, pensava di stare sveglio la notte per leggersi gli appunti (che non aveva ancora visto, dovendo uscire la sera per andare a vedere una partita al pub), dopo che ieri sera ha fatto da mangiare riso con roba indiana varia. Stamattina abbiamo dovuto svegliarlo, perchè il suo cavallo era legato al mio (ha paura a dormire la notte, altrimenti). Tra l'altro, a lezione di francese SelfExile parla italiano, dopo avere passato 6 mesi in Italia senza spiccicare una parola che non fosse in inglese. E fa continuamente battute a sfondo sessuale, anche se nega che ciò sia vero.

Avendo barattato delle pile per delle conchiglie, ReLeone ha assunto autonomamente l'incarico di documentare la missione, immortalandone alcune fasi. (una delle fasi è una sfida tra me ed alcuni bisonti, conclusasi in un abbraccio pacificatore). Intanto persino lui ha rinunciato all'ascetismo: per un breve periodo ha posseduto dei biscotti. Sempre ReLeone è il nostro maggiore addetto al proselitismo, poichè si lancia a parlare di qualunque cosa con chiunque, del tutto indifferente alle barriere linguistiche.

Il corso intensivo di mimetismo linguistico volge al termine. Ora è nelle nostre mani un abbozzo di un potere comunicativo più grande, che ci permette di raccogliere più informazioni e fare proselitismo, per rafforzare la resistenza interna al francesismo.

domenica 17 febbraio 2008

Sottilità

Mi sono reso conto che 300km sono un'inezia, in quanto distanze. In questi 300km ce ne sono alcuni, di mezzo, che sono ancora meno, e che segnano il confine. Prima di percorrerli sei di qua. Canti una canzone. Sei di là.

I caffè italiani sono caffè. Quella roba che qui chiamano allo stesso modo (dimenticando una effe) li ricorderebbe appena come aspetto, se li guardassi in una stanza molto buia. Molto buia.

Sabato consegnamo e presentiamo il rapporto a BabboNatale. Nel mentre lui abbatte alcuni punti percuotendoli con la slitta, ma si dice infine soddisfatto. Ci scambiamo informazioni strapate all'intelligence ed esperienze di guerra. Mi rivela dove potrei forse trovare una particolare merce di contrabbando che JagerMaster vorrebbe, perchè la sua l'hanno fermata ad un'altra frontiera, sulla MIA ISOLA (citazione per alcuni).

Mi incontro con alcuni dei miei vecchi compagni, quelli con cui ho fatto i primi anni di addestramento. Ci scambiamo racconti di guerra. Poi torno dal Generale e dalla ConsorteDiFerro, che pronti vanno a procurarsi i rifornimenti che mi riporterò nella zona di guerra. Riepilogo anche a loro la prima settimana di missione.

La sera torno con la vecchia truppa. Non ci sono tutti, ma quasi. In patria si mangia meglio, si beve normale. Discutiamo di fattori storici condizionanti lo stato attuale delle cose, e la mia conclusione è che è tutta colpa (merito) della gente che c'era.

Dormo nella mia vecchia branda, che non era così comfortevole da qualche tempo.

Mangio un coniglio. Io, il Generale e la ConsorteDiFerro rimaniamo a parlare intorno al tavolo. L'esperienza che sto facendo la turba, ha i nervi a fior di pelle: dopo che per un po' stiamo intorno all'argomento, saltano.

Sulla camionetta al ritorno sono con ReLeone, DAvena e NonHoAncoraUnSoprannome (che guida, e non ha ancora un soprannome). Cantiamo gli inni della nostra giovinezza, e per questo manchiamo a più riprese le aree di sosta. Ancora una volta ReLeone ha pensato bene di non portare quasi nulla, a parte un tappeto. Io ho ulteriori provviste. Stress (che esce dal weekend di riposo ancora più stressata) e Zucchero hanno infilato nel baule: una bancarella frutta&verdura, un maxistore Ikea, una cella frigorifera, un armadio a sei ante di vestiti (property of DAvena).

I nostri commilitoni ci accolgono con una cena. Siamo stanchi.

Mettere piede sul suolo nemico mi ha svuotato di energie, oggi. Quei pochi chilometri erano passati di nuovo nel tempo di una canzone. Prima sei di là. Poi sei di qua. Respiri un'altra aria, ti accorgi che non sei a casa.

Domani inizia un corso intensivo che dovrebbe permetterci di mischiarci meglio con la folla. Poi ci scontreremo con alcune scartoffie locali, in modo che la nostra missione possa continuare. Qualcuno parla di abbandonare il fronte.

venerdì 15 febbraio 2008

week one

Siamo sul finire della prima settimana di missione. Quasi pronti a ritornare, perchè dobbiamo, io e la mia squadra, fare rapporto al sergente istruttore BabboNatale.

Riepilogo brevemente.

Sabato sono arrivati tutti gli altri, quindi mi sono dedicato all'ottenimento di un credito di karma positivo trasportando l'equipaggiamento di tutti. Scopro che sono quello che si è portato più provviste, e più equipaggiamento per la sopravvivenza. La mia stanza alla base è un bunker. Le loro dei guardaroba (con la significativa eccezione di ReLeone, che ha deciso di non portare niente di niente). Tutti quanti litigano con la francese alla reception delle caserme, che si merita subito troppi appellativi per essere riportati qui.
Alla sera banchettiamo fino a tardi, per scoprire quando usciamo che c'è il coprifuoco. Con noi degli alleati inattesi trovati qua, ed alcuni commilitoni stanziati in altre basi.

La domenica vengo svegliato perchè sono l'unico a potere fare del caffè. Immediatamente pranzo con la colazione, e poi si va a cercare un posto sicuro che sappia di casa (pub O'Callaghan), per guardare una partita e fare gruppo (traduzione: pinte e rugby). La sera il morale cade: le ragazze del gruppo sono preoccupate per questo rapporto che dobbiamo portare a BabboNatale. Io e ReLeone teniamo alto lo spirito con la nostra totale indifferenza a questo dettaglio, ma durante la settimana nessuno dormirà.

Seguono quattro giorni di svegliaprestocolazionecavalcafinoascuola8oredilezionetornaacasapreparailrapporto. La nostra alimentazione ne risente.

Qualche tensione nel gruppo (non necessariamente negativa): durante il lavoro i toni si fanno a volte tesi, poi ci rendiamo conto che stiamo proponendo tutti la stessa cosa; SelfExile (dall'India) dichiara sentimenti per Zucchero, donandole dei fiori.

Nel frattempo i francesi si dimostrano fastidiosi e disorganizzati: al confronto, noi siamo delle formiche operose, e loro dei lombrichi disordinati.
Otteniamo piccole vittorie: in italia il loro contingente parlava italiano, o veniva ignorato; in francia il nostro contingente parla italiano, altrimenti loro vengono ignorati. Si adattano, e zitti.

Durante la settimana, il lunedì, Stress cade dalla cavalcatura davanti ad un cimitero.

Ogni giorno andando a prendere le nostre posizioni seguiamo una strada diversa, per disorientare eventuali sorveglianze.

Shadowfax sta bene. Quando tornerò in italia starà nella base, con biada ed acqua di fonte.

fine, all'incirca.

lunedì 11 febbraio 2008

day001 - (in ritardo per l'internet francese)

Day 001 – Behind enemy lines

Eccomi, in territorio nemico, per ora solo. Ho superato incolume la prima giornata, ed ora... Ma andiamo con ordine.

Ore 6:00 – Casa del Bovaz.
Il gallo canta presto, quest'oggi, perché bisogna partire. Prontamente viene impallettato e spiumato. Molto meglio come cuscino, che come sveglia.
Quindici minuti dopo il Generale scende in camerata a buttare tutti giù dalle brande. Niente piombo per lui. Dopo la colazione, pronti a partire. Io, il Generale e la sua ConsorteDiFerro. Il Maggiore non parteciperà alla missione: oggi per lui l'esame per ottenere l'agognata promozione.

Ore 7:00 – Partenza.
Le mappe che il Genio ha fornito al Generale, si mostrano raffazzonate ed inutili non appena vengono ispezionate, pochi chilometri fuori dalla caserma. Pare che il Generale non fosse stato abbastanza chiaro nel dare gli ordini, ed il risultato è quello che è. Sulla camionetta l'atmosfera è comunque rilassata e fiduciosa: solo la ConsorteDiFerro mal cela la sua preoccupazione.

Ore QuasiLeNove:00 – Frontiera.
Senza neanche una bussola, io ed il Generale abbiamo lasciato che fosse l'istinto a guidarci. In un modo o nell'altro raggiungiamo il confine, e paghiamo la guardia doganale perché ci lasci passare senza fare tante domande. Per raggiungere il paese nemico dobbiamo passare sottoterra, come talpe o demoni: questo ci dice molto sulla natura di chi incontreremo.

Ore PocoDopo:30 – Oltre le linee nemiche.
Ricomparsi all'aria e alla luce del giorno, scopriamo per pura fortuna che una delle informazioni date dal Genio si rivela di qualche utilità: sappiamo da quale porta passare per trovare un'altra guardia che chiuda un occhio al passaggio di una camionetta da guerra stipata di armi.

Ore Poi:19 – Le prime scaramucce.
In un modo o nell'altro siamo nella città del nemico. Il Genio fino a lì a potuto, e ci assestiamo in un parcheggio. Abbiamo un numero di telefono, e tre telefoni, ma il numero è criptato e perciò ci vanno un paio di tentativi per trovare una risposta.
“Bonjour. Residence Ouest.”
“Bonjour. Est-ce-que quelcun parle anglais?”
“Non, ma vous pouvez me parler en francais.”
“Eh, no....”
Segue spiegazione della nostra posizione, seguita dalla spiegazione di una strada.
“Ok, merci.”
“De rien, au revoir.”
“Arrivederci a dopo.”
La strada si rivela essere sbagliata, come previsto.
Incrociamo quella che sembra una scuola. Un gruppo di studenti è davanti all'ingresso con parole e sigarette. Faccio fermare il Generale, e scendo a chiedere indicazioni.
“Hi, excuse me, may i ask you a question?”
TroiettaMuori: “Oui”
(ti rendi conto che ti sto parlando in inglese, sì?) “Can you please tell me where is the Residence Ouest?”
TroiettaMuori: “Oui. Tu doit allez...”
In francese mi spiega che devo girare due volte a destra, ed a quel punto sarò in via della piscina e di fatto arrivato alla base.
Torno a riferire al Generale, che mostra di non avere mai imparato a distinguere tra la destra e la sinistra. Tra le urla mie e della ConsorteDiFerro, riesce a non sbagliare strada. Ci troviamo così accanto al parcheggio da cui avevo fatto quella telefonata: evidentemente da ste parti fanno i quartieri triangolari per facilitare i GPS.
Vagando in maniera del tutto casuale, troviamo un edificio con una grossa I di informazioni di fronte. Entro. È un bar. Delle ragazza gentili dicono di non conoscere le risposte ai miei quesiti (Dov'è sta cazzo di Ouest? Perché rosso di sera bel tempo si spera? Come mai nessuno uccide la signora in giallo?). Quasi scoppiano in lacrime, ma mi indicano l'ufficio accoglienza di (credo) scienze politiche. La porta è automatica, ma si apre al contrario. Un cartello mi indica “sinistra”. Vado. Un salone deserto. Nessuna porta che dia verso nessun ufficio. In un angolo un piccolo ragnetto indifeso fa la maglia usando due joint al posto dei ferri. Mi da delle indicazioni, chiedendomi scusa. La cosa mi fa intuire che non sapesse niente e stesse parlando solo perché teme il silenzio.

Ore SubitoSubitoDopo:27 – Vaffanculo, io tiro un dado.
Torno sulla camionetta, guardo il Generale e gli dico:
“Io ho deciso che è di là.”
Vedendo il segno dell'Illuminazione nei miei occhi, lui non si oppone.
Qualche centinaio di metri di gincane e campi minati, poi la ConsorteDiFerro dichiara:
“Figuriamoci se è qui!”
Siamo arrivati alla base.

Ore Finalmente:11 – La lingua è importante: se te la tiro per pulirtici tra le dita dei piedi, te ne accorgi.
Entriamo nell'ufficio accoglienza, io e il Generale. La ConsorteDiFerro resta fuori a fare la guardia a... a fare la guardia a... resta fuori.
Due impiegate in sovrappeso, sovretà e sovrannumero mi aspettano annoiate dietro una trincea di plexiglas. Mostro la mia lettera, spiego la necessità del frigo. Tutto bene. In francese non so spiegare il fatto che devono riservare le brande per i miei commilitoni che giungeranno domani (io sono solo l'avanguardia). Chiedo se è possibile usare la lingua inglese (internazionalmente riconosciuta come la lingua comune più o meno a tutti).
“On est in France. On doit parler seulement Francais.” (maiuscole loro)
Conto fino a tre ed evito di rispondere. Il Generale si era già nascosto dietro una lastra di piombo e si stava reggendo l'elmetto, ma il recente addestramento psicologico ha retto. Due vite sono salve.
A quelle due se ne aggiunge una terza, che un minimo di inglese lo parla. Spiego. Riferisce, malamente. Le altre si mettono a discutere animatamente: colgo riferimenti alla mia nazionalità. La mia buona volontà di non uccidere nessuno al primo giorno comincia a vacillare. QuellaCheUnPocoParla mi rivela che, in effetti, non aveva capito un cazzo. Rispiego. Niente. Interviene un passante a mediare. Capisce e traduce.
Ottengo che solo in 3 potranno stare nello stesso edificio dove c'è la base.
Cristonando sorridente firmo quel che devo e mi prendo le chiavi. Esco ed invoco il sostegno del Dio cristiano. In maniera colorita.

Ore Sistemare:07 – Mucche Mu, Cavalli Ih, Scale Sbrang.
Arrivo all'edificio in cui è celata la base. Controllo la buca delle lettere: è chiusa da un lucchetto muccato, che non si apre al primo tentativo. Salgo alla base e la trovo piccola ed essenziale. Spoglia. Le latrine richiedono contorsioni da Circo Orfei, e per terra potrei seminarci dei gerani. Mentre la ConsorteDiFerro rimedia a quest'ultimo punto, io e il Generale andiamo a recuperare il mio equipaggiamento sulla camionetta:
Divise, ok. Necessario per l'igiene, ok. Viveri, ok. Armi, ok. Barattolo di Nutella da 5 chili, ok.
Tutto è in ordine. Il Generale sorveglia i muli squadrando truce i passanti, mentre io, un gradino dopo l'altro, un carico dopo l'altro, fungo da montacarichi.
Rimane solo una cosa sulla camionetta. Shadowfax. La mia cavalcatura per la missione francese. Con attenzione lo faccio scendere. Lo blandisco mentre il Generale lo ferra, poi lo sello. Dopo il viaggio non mi va di sforzarlo: giusto due passi al trotto, e poi alla stalla. La sella la porto nella base, perché Shadowfax si ribelli a chi gli si avvicina. Speriamo che nessun agente del nemico me lo sottragga o lo ferisca.

Ore 13:EdÈAncheOraCheMangiamoCazzo – Appunto.
Risaliamo sulla camionetta ed andiamo a procacciarci il pranzo. Un grosso numero di francesi sciama dentro e fuori di un edificio, quindi capiamo che ci possa essere del cibo. Dentro, delle insegne ci promettono della pizza: le evitiamo come portassero la peste bubbonica. La ConsorteDiFerro trova per se prosciutto cotto cotto al forno. Io hamburger e patatine, perché credo che sia impossibile non riuscire a cucinarli come si deve. Il Generale trova un piatto di pasta, ma niente con cui condirlo. Scopro che, effettivamente, è possibile fallire a cucinare un hamburger e delle patatine.
Poi, se il caffè fosse sembrato sciacquatura dei piatti, mi sarei commosso dalla felicità.

Ore SazioÈUnAltraCosa:MaTantÈ – Hunting.
Superata la prova del primo pranzo in terra straniera, entriamo in un vicino maxi-mega-emporio per comprare le ultime cose dimenticate. Scopriamo così che gli empori francesi sono tutti fatti a rovescio, quindi per trovare qualcosa bisogna dirigersi verso un punto, sorridendo ironici perché è impossibile che sia lì.
Inoltre non esiste UN burro. C'è quello fine e quello tenero, e di ciascuno ci sono le varietà dolce, mezzo-salato, salato. Ne prendo uno a caso, gettando insulti al dio che ha creato i francesi.
Naturalmente la cassiera non era carina, né particolarmente sveglia, ma ne ho viste di più lente.
Un francese, poi, inspiegabilmente, mi ha venduto una mappa della città: ora conquistarla sarà molto più semplice (o anche solo trovare le uscite di emergenza in caso di incendio)

Ore NonSo:98 – Esplorazione preliminare.
Al Generale spiace di dovere partire, quindi prendiamo la decisione di dirigerci verso il centro città per valutarne i punti deboli. Ancora una volta sono navigatore, ed ancora una volta al Generale non è chiaro che non sto parlando in codice Morse.
Ciò nonostante arriviamo al centro tutti interi. Il fatto che nella stazione ci sia un Irish Pub puzza di trappola lontano un miglio. Scopro dov'è che riceverò i briefing nei prossimi mesi. Torniamo alla base.
Lungo i tragitti ho scoperto un paio di pub, che provvederò a testare al più presto.

Ore AncoraQui:?? - Solo.
Preparo un caffè degno di tale nome al Generale e alla ConsorteDiFerro, poi loro partono. Osservo con soddisfazione che la mucca è sparita. Al suo posto metto un lucchetto vero. Passo a salutare Shadowfax. Poi torno alla base, testo le latrine, mi lavo. Da domani la lezione entra nel vivo, ma ho ancora questa sera.

giovedì 7 febbraio 2008

tabella di marcia

Domattina la partenza.

Sveglia presto. Conto di essere là in quel posto intorno alle 1030-1100, ci vanno più o meno 2 ore e mezza (mi han detto) ad arrivare in macchina, quindi si parte per le 8, circa.

Una volta a Grenoble (si legge Grenoble), devo cercare la residenza dove mi hanno piazzato (si chiama Ouest, quindi immagino sia ad ovest, no?), lasciargli dei soldi, firmare dei fogli. Dovrò immediatamente litigare, per ottenere un frigorifero, altrimenti non posso fisicamente sopravvivere fino a giugno, litigare per internet. (da qualche parte acqua, latte, formaggi e birra li devo conservare freschi, quindi un frigo diventa essenziale).
Un grave scoglio sarà che io non parlo francese nemmeno un po', probabilmente lì non parleranno nè italiano nè inglese e io non ho le doti per farmi capire disegnando, nonostante alcune partite a pictionary possano far credere il contrario.
Un'altra discussione nascerà per il fatto che alcuni miei compagni e compagne di corso non possono fare a meno di me, e quindi devo fare in modo che intorno alla mia stanza ci siano le loro, anche se arriveranno il giorno dopo.
Già dal primo giorno dovrò discutere davvero troppo, con sti transalpini...

Poi mi dedicherò all'impresa titanica di sistemare la mia roba nella mia stanza, mentre mia madre cercherà di convincermi a lavare tutto almeno una dozzina di volte e mi farà una testa grande come Lebron James (lui, non la sua testa) sul fatto che potrei avere bisogno di questo o quello o quell'altro. Intanto mio padre si sarà eclissato con la scusa di sistemare la bicicletta, in maniera da non essere tirato in mezzo.

In mezzo a tutto questo, potrebbe anche capitare che io ad un certo punto mi mangi qualcosa, e spero proprio sia cibo.

Poi, un bel momento, i miei se ne andranno. Da quel punto in poi potrò sistemarmi la stanza come dico io, producendo i mucchi strategici: vestire, cibo (che include anche le pentole), bagno (carta da culo, saponi e asciugamani), studio (la scrivania con pc e fogli), altro (la scrivania con pc, fogli e libri), nanna (il letto).

Cenerò, in qualche modo. Poi potrei:
- andare a cercare un pub (uscita notturna con la bici)
- verificare cose varie su internet (ammesso che esista la connessione)
- leggere
- dormire (questa non se la aspettava nessuno)
Queste cose non si escludono tra di loro.

mercoledì 6 febbraio 2008

Intro

Ok.

L'ho fatto.

Creo sto blog per raccontare che cosa mi succede di là delle Alpi. Quando mi ricordo. Se mi viene voglia. Se decidono che mi sarà concesso internet. Se non mi arrestano il primo sabato a seguito di Francia - Irlanda.

I francesi cominciano male, mandandomi una mail di cui presento un estratto:
"We will go to the Irish Pub O'Calalghan (dont worry french wine are also available)"
(per barf: "andremo al pub irlandese O'Calalghan(non preoccupatevi sono anche disponibili vini francesi)")
E io infatti comincio a preoccuparmi, perchè, mi chiedo, che cosa se ne faranno mai di dei vini francesi in un Irish pub? Se vuoi i vini francesi, e sei in Francia, perchè cazzo vai in un Irish pub???





Io comunque gli do occasione di recuperare da qui a giugno. Per ora ho messo la sicura al pulsante che alza i muri a tenuta stagna intorno alla Francia e ci fa sghiacciare dentro le alpi. (Nota informativa: nel caso dovesse succedermi qualcosa, se io non dovessi farcela, il pulsante è sotto la grossa X).