martedì 22 aprile 2008

La dieta sul fronte

La vita sul fronte non è tutta gioie e dolori come Platoon e tutti quei film così vogliono fare credere. La maggior parte del tempo sta lì, a metà strada, nè esaltati nè abbattuti, in attesa o attivi. Vittorie e sconfitte sono solo alla fine delle battaglie, quindi reclamano una piccola parte di tutto il tempo. Di tutto quello che rimane, il grosso lo si sfrutta dormendo o preparandosi all'attimo di elevazione o abbattimento che c'è in fondo. In questa fase, per non mollare, è necessario riempirsi la pancia.

Essendo la truppa qui a maggioranza italiana, è facile immaginare quale sia l'alimento principale: la pasta, in ogni sua forma, colore, dimensione. Il pane, fondamento alimentare di così tante generazioni, è quasi dimenticato: più che altro nessuno ha mai modo di comprarlo, e le rare volte che capita finisce in un lampo. Nell'ultimo periodo i salumi hanno rapidamente scalato la classifica dei cibi più consumati, mentre mais e tonno sono precipitati in posizioni dimenticate.
Saltuariamente i nostri compagni stranieri, indiani e cinesi, decidono che è il caso di cambiare un po' le cose tra le stoviglie, e ne prendono il possesso per un pasto. I risultati sono sempre molto apprezzati: riso, peperoni, pomodoro, carni varie e uova sono gli ingredienti principali, oltre ovviamente a varie spezie piccanti, per la mia gioia e la dannazione di altri.
Poichè ho ricevuto uno speciale allenamento per affinare i miei talenti in questa direzione, spesso mi viene riservato il ruolo di dare fondo alle porzioni, che solitamente abbondano.
Quando pranziamo, spesso siamo alla mensa. La varietà è appena più ampia, la qualità minore. Meglio di altre mense in cui io abbia messo mano alle posate, e non è che ci si aspetti un capolavoro, ma i cuochi sembrano avere troppe pretese, senza saperle seguire e realizzare. Per questo alcuni loro buoni tentativi vanno spesso sprecati, forse nella fretta, forse nella locale incapacità culturale di concepire la cottura della pasta.

Ovviamente non ci scordiamo dei beveraggi.
La bevanda principale sulle bocche della truppa è, manco a dirlo, la birra. Vi sono alcune incomprese eccezioni, nel senso che lo Zucchero non la beve, nonostante i miei continui tentativi di farle comprendere quanto sia buona. In genere, a tavola, abbiamo un paio di birre da discount, giusto per sostentarci. Alcuni di noi (io, MitchDiuChennon, SelfExile) ogni tanto si concedono qualche sperimentazione con altre birre, per uso personale. La Adelscott in lattina, ad esempio, è stata una bella scoperta adatta ad ogni momento. Ammetto che nell'approcciarmi alla birra mi faccio trascinare dalla pura simpatia che si può provare per una bottiglia rivestita di ceramica e col tappo di sughero ingabbiato.
Alcuni dei miei compagni hanno provato tentativi col vino, ma i risultati sono stati modesti e rapidi ad essere dimenticati.
La seconda bevanda è, come giusto che sia, l'acqua. Bottiglie, bottigliette, rubinetti. Ma è solo seconda per consumi. Sui nostri palati (ancora con l'eccezione dello Zucchero) il secondo posto è di diritto del caffè. Non quella brodaglia marroncina che da queste parti chiamano in modo simile, dimenticandosi una effe in fondo alla gola. No. Il caffè come si fa in italia, con la moka. Siamo una piccola colonia Lavazza-Bialetti in terra ostile.